Fe v Luz
Fede e Luce in spagnolo… In quante lingue diverse lo abbiamo sentito dire io e Valerio lì a Madrid! Un incontro nazionale ha la sua importanza, ma partecipare ad uno internazionale è davvero un’esperienza unica.
Ogni 4 anni Fede e Luce organizza un incontro per i coordinatori e gli assistenti spirituali di ogni paese (74) e il numero aumenta dato che alcuni paesi sono suddivisi in più zone. Un gran numero di persone quindi; 166 tra coordinatori e assistenti. L’invito era aperto a chi tra responsabili regionali, di comunità, amici e ragaz: zi desiderava partecipare, quindi non è stato difficile arrivare a 260 partecipan ti almeno! Senza contare l’equipe organizzativa spa gnola, interpreti, segretari e ospiti… Una vera comu: nità multietnica. Durante questi incontri si fa il pun: to della situazione della vi: ta di Fede e Luce nel mon do. Si affrontano temi più tecnici, come la situazione economica, momenti di formazione e confronto tra i partecipanti. Per i co ordinatori è l’occasione di avere uno scambio di esperienze, conoscere il movimento in tutte le sue sfaccettature culturali.
La festa spagnola!
Siamo stati accolti con una festa coloratissima dove abbiamo cominciato a fare conoscenza di tutti i “continenti con grandi presentanzioni e canzoni tipiche. Il tema dell’incontro dava anche il titolo alla canzone, alla sua colonna sonora: “Amplia el espacio de tu tienda” (allarga lo spazio della tua tenda). Non potevano mancare le esibizioni di balli spagnoli in costume… e tutti sotto il palco a ballare!
Una comunità
multietnica
È stato settimana molto intensa, scandita da un programma denso e preciso, I coordinatori nazionali, sobbarcati di lavoro, non hanno perso occasione per riunirsì nei momenti liberi (e posso assicurare che erano pochi) per discutere e programmare le attività future. Ricordo un continuo movimento di persone, di gruppi, una mescolanza di lingue. Tutto era tradotto in inglese, francese e spagnolo. Nelle assemblee tutti potevano servirsi delle traduione istantanea in cuffia: non vi dico il divertimento di Valerio con quel magico apparecchio. Ci sembrava di stare nelle assemblee della Comunità Europea!
Per Valerio e me era la prima esperienza del genere, ma non eravamo soli intatti tanti altri si aggiravano incuriositi, e come noi, i primi giorni stavano dietro ai rispettivi coordinatori (più esperti) perché non sapevano sempre cosa stesse succedendo specialmente per la difficoltà della lingua. Ma è durato poco. Infatti, come in ogni incontro Fede e Luce che si rispetti, il momento dei pasti ci ha permesso di fare conoscenza sedendoci a pranzo vicino a Padre Johi della Corea, a cena davanti una signora simpatica piuttosto anziana (un assistente spirituale del Canada pastore protestante!) Capita, anche di fare colazione accanto a Jean Vanier!
Con il passare dei giorni Valerio sapeva a chi rivolgersi in francese, a chi in inglese, a chi in spagnolo, bonjour!, hello!, buenos dias, imparando ad usare le espressioni più appropriate all’occasione.
Gruppi di condivisione
Il programma dell’incontro prevedeva di riunirsi in piccoli gruppi, fissi, per scambiarci impressioni sull’incontro e discutere sulle testimonianze, “ momenti che ricordo con maggior emozione. Eravamo in otto e nessuno proveniva dalla stessa nazione: Inghilterra, Slovacchia, Polonia, Kenya, Estonia, Australia. Il livello delle conversazioni si approfondiva ogni giorno di più, sia perché il nostro inglese migliorava progressivamente, sia perché il coinvolgimento nello spirito dell’incontro aumentava.
Gli Ateliers
Proposta interessante per approfondire temi molto diversi. Valerio poteva partecipare ad atelier artistici organizzati per i ragazzi, ma spesso e volentieri preferiva ammirare gli alberi (di cui lui è un vero esperto) del grande parco della casa che ci ospitava. Il primo dei due ai quali ho preso parte aveva come tema le comunità anziane. Ero curiosa di sapere come questo aspetto (molto importante per l’Italia) fosse vissuto dalle comunità di altri paesi e continenti. La conduzione era affidata ad un papà francese che aveva un’evidente esperienza sul tema. Ha spiegato come in Fede e Luce ci siano sempre comunità che invecchiano e come sia normale questo. Ogni comunità, proprio come una famiglia ha un inizio e una fine. La cosa importante è valutare la situazione a livello regionale 0 nazionale e individuare due situazioni possibili. La prima in cui la comunità è già verso il declino e va accompagnata per vivere al meglio fino alla sua fine. La vita di comunità cambia, ha altri tempi e forse non ci saranno più le elezioni. Per esempio se i genitori sono rimasti soli, il legame potrebbe continuare tramite il telefono, organizzando 2 o 3 raduni l’anno. Sarebbe meglio specificare che non si tratta più di Fede e Luce e chi vuole può raggiungere altre comunità. Un rappresentante di una zona degli Stati Uniti ha raccontato come alcune comunità hanno addirittura organizzato una cerimonia per celebrare la fine della comunità. seconda possibilità è quella di provare ogni strada stando attenti però a non sovraccaricare una sola persona.
Il secondo atelier è stato totalmente diverso. Il titolo era: la comunicazione non verbale. Mi attirava molto il tema, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così coinvolgente. Il conduttore era un giovane ucraino, armato di stereo portatile. Ci ha introdotto in un’atmosfera un po’ Sur reale. Immaginate una grande stanza piena di persone (l’atelier aveva avuto molto successo), per la maggior parte estranee le une alle altre e tutte scalze. Dopo una breve introduzione ci ha spiegato che come prima cosa dovevamo ottenere un buon grado di rilassamento, sederci in terra a coppie con la schiena l’uno contro l’altro, chiudere gli occhi, ascoltare il nostro respiro e stare in silenzio. E fin qui… nulla di particolare. Rimanendo sempre a coppie dovevamo a turno osservare l’altro in viso mentre teneva gli occhi chiusi. La cosa interessante era che, non tanto chi guardava, ma chi era guardato provava un certo imbarazzo… infatti a quel livello la propria espressione corporea assume una grande importanza. Ci ha fatto eseguire una serie di esercizi facendo aumentare gradualmente l’interazione con l’altro. Mantenendo sempre un religioso silenzio, l’esercizio più intenso consisteva nel fare una scultura umana modificando la postura, la posizione delle braccia e delle gambe dell’altro. Naturalmente Valerio mi ha trasformato… in albero. L’ultimo era di assumere, sempre e solo con il corpo, un atteggiamento di preghiera. L’atelier è stato così coinvolgente che alcuni alla fine non hanno potuto fare a meno di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio e questo mi ha toccato molto. Evidentemente si era raggiunto un alto grado di coinvolgimento.
La gita
Una giornata è stata dedicata alla gita. Abbiamo potuto scegliere tra 4 mete ed io e Valerio siamo andati a visitare Madrid. L’atmosfera sul pullman era quella di una gita scolastica, canti e conversazione con chi non avevo ancora conosciuto. Madrid è grande e la nostra passeggiata ha toccato solo alcune delle zone più turistiche, ma è bastato per distrarsi ed una buona occasione per conoscere altre persone.
Partenze anticipate…
I coordinatori del Libano sono stati costretti ad anticipare la partenze per raggiungere le famiglie. Proprio in quei giorni, infatti, era cominciato il conflitto. Cambia totalmente la percezione di un evento, che sembra così lontano, quando conosci delle persone che sono direttamente interessate. Tutta la comunità si è stretta in preghiera per accompagnare la partenza degli amici libanesi.
La tienda
Punto di ritrovo fisso della mattina presto e della sera tardi era la tienda (tenda). Nel parco, in mezzo agli alberi, era fissata una grande tenda con all’interno un piccolo altare che nei giorni si è arricchito di doni, immagini e candele.
Siria, Iran, Italia
Ho stretto amicizia con due ragazze, Adeba della Siria e Marlen dell’Iran. Una sera, in un inglese improbabile, mi hanno raccontato la loro vita di cristiane in paesi a maggioranza mussulmana.
Non è certo una novità sapere che la fede cristiana non è bene accetta nei paesi del medioriente, ma è tutta un’altra storia sentirlo raccontare da due ragazze, mie coetanee, apparentemente così simili a me. Marlen, iraniana, si è sposata da pochi mesi con un ragazzo conosciuto nella comunità cristiana di cui lei fa parte. Mi ha spiegato che le comunità si possono riunire solo nella chiesa e, mentre per la strada le donne devono indossare il burcha, nella chiesa e in casa chi vuole può vestire abiti normali, come li intendiamo noi. Adeba invece, siriana, mi ha descritto una situazione, da lei definita più “occidentale”. Il discorso si è allargato sulla società italiana lasciandole impressionate per come da noi siano comuni le coppie di fatto, realtà per loro sconosciuta.
Laura Nardini, 2006
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.95
Sommario
Editoriale
Irradiare la pace come fanno “loro” di M. Bertolini
Articoli
Se avessi ascoltato la mia disperazione?! di A. Manfucci
E ho ripensato tutto! di C. Vigli
Bambini e autismo: Mosaico della pace
Domande sulle persone Down
Come reagire all’indifferenza di chi è vicino di J. Labrousse
Il mio primo campo di F. Atlante
“Hola Madrid!” di L. Nardini
Teorie comportamentali: TEACCH vs ABA di M. Pilone
Rubriche
Libri
E li chiamano disabili, Candido Cannavò
Mio figlio mi divora, Lilyane Nemet-Pier
Donne nel respiro di Ruàh, Silvio Mengotto
Obiettivo decrescita, Marco Bonaiuti
Il barattolo di maionese e caffé