Pietro ed io siamo gli ultimi di sette figli. Ho un anno meno di lui. Ricordo ancora ciò che papà spesso diceva quando Pietro si rifugiava nel suo guscio: «Non tormentatelo». Si capiva che Piero aveva un posto a parte, e questo ci faceva intuire la sua fragilità.
Papà ci lasciò per ricongiungersi al Signore quando io avevo undici anni. Pietro fu molto turbato dalla sua scomparsa. Anch’io lo fui, ma non mi sentivo in diritto di mostrare il mio dolore. Da allora Pietro si chiuse sempre di più. Al momento della pubertà perse la bussola: si manifestò la sua tendenza alla schizofrenia: scollegamento dalla realtà, perdita di dinamismo, bulimia…
Vivevo questa situazione nella rivolta. Senza esserne cosciente gli rimproveravo di non essere il fratello ideale che sognavo, il fratello con cui avrei preso parte alle partite di tennis, alle gite, alle grandi discussioni che a quel tempo mi appassionavano.
La persona «ferita» può rendere fragili coloro che la circondano.
Fu per me un sollievo quando Pietro fu accolto per due anni in un pensionato. Quando tornò fui colpito dalla sua immaturità. Si identificava con me e imitava, senza riuscirvi, alcune mie attività, in particolare quella di assistente di capo scout. Soffrii nel mio amor proprio per questi suoi modi di fare. Lo sfuggivo e nello stesso tempo mi rimproveravo di essere un cattivo fratello. Avevo verso di lui atteggiamenti ineguali, ora teneri ora aggressivi, e ne soffrivo. Capii allora con chiarezza come la persona colpita da una malattia psichica possa rendere fragili tutti coloro che la circondano.
Ebbi fortunatamente la grazia di incontrare un sacerdote che cancellò i miei sensi di colpa dicendo: « Le tue reazioni sono normali: non ci pensare. Va in vacanza con i tuoi amici senza scrupoli. Non ti forzare a voler bene a Pietro, ma prendi tempo per il Signore. Che sia Lui a voler bene a Pietro e non tu che te ne senti incapace. Prima di tutto sii paziente con te stesso. » Pietro ha trovato un gruppo di preghiera che lo sostiene. Stiamo per diventare veri fratelli.
– Filippo R., 1993
(O. et L. n. 100)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.41, 1993
Sommario
10 anni di Ombre e Luci: Una grande famiglia
Più che una rivista, una grande famiglia di M. Bertolini
Eravamo soli e... siamo rinati di R. Czerwinski
Un mondo che cambia di G. De Vita
Proibito amarlo di Monica L.
Francesca e Sabrina
E ci aiutiamo a camminare di N. L.
Mio fratello nel suo guscio di Filippo R.
Laboratori
Storie di lavoro e di amicizia di M.T. Mazzarotto
Un laboratorio chiamato l'Alveare di M.T. Mazzarotto
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Indice degli articoli di 40 numeri di Ombre e Luci
Libri
L’handicappato mentale adulto, V. Mariani
Il bambino magico, A. e F. Brauner