Le persone colpite da malattia mentale devono spesso in un primo tempo — chiamato fase acuta della malattia — farsi curare presso i servizi specializzati in neuropsichiatria. Questa malattia però, in molti casi non finisce qui con guarigione completa. Di fatto, in molti di loro continuano, ritornano o rimangono gravi disturbi tali da rendere l’autonomia, la relazione in famiglia e naturalmente il lavoro più o meno impossibili. Si parla allora di cronicità.
Abbiamo fatto un tentativo di vedere con i nostri occhi dove e come vivono queste persone.
Purtroppo sappiamo tutti, per averle incontrate, che molte di loro vivono per strada o in famiglia in situazioni molto difficili, e, talora, drammatiche. E gli altri?…
I due servizi che presentiamo, presentano, in modo superficiale, le due realtà che abbiamo visitato, realtà che sono in netto contrasto fra loro sotto tutti gli aspetti.
Ci auguriamo di cuore che venga fatto molto, molto di più per trasformare la dolorosa e drammatica realtà dei nostri fratelli malati mentali.
Villa S. Giovanni di Dio
Istituto Psichiatrico – 346 letti – 5 religiosi – 180 operatori
Una splendida mattina di domenica abbiamo attraversato i colli e siamo arrivati in tempo per partecipare alla messa delle 10.
Una cappella un po’ piccola per tutti noi (ospiti della casa, frati, suore, infermieri e visitatori). I frati novizi, una trentina quasi tutti filippini, animano i canti con le loro belle voci e con le chitarre.
La predica è fatta a dialogo: alle domande, più o meno facili, arrivano molte risposte, più o meno giuste; ma c’è vita in questa predica!
Dopo la messa, in giardino, incontriamo fra Benedetto, il maestro dei novizi e tanti ospiti della casa: molti di loro, uomini di una certa età, ci vengono incontro contenti di salutare, di stringere la mano, di chiacchierare un po’ o… molto.
Alcuni di loro presentano un comportamento un po’ strano, ma c’è una libertà di movimento e notiamo che il portone di ingresso è largamente spalancato.
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Molti capelli bianchi
Sentiamo da fra Benedetto un po’ di storia dell’ordine dei Fatebenefratelli, di questi frati, sparsi un po’ in tutto il mondo, che oltre ai tre voti classici di ogni religioso, fanno anche un quarto voto, quello dell’ospitalità: la promessa cioè di dedicarsi per tutta la vita agli ammalati, ai sofferenti di ogni genere.
L’ospedale di Genzano (Roma) è ospedale psichiatrico; accoglie malati mentali, non in fase acuta, che hanno bisogno di un posto per vivere, e per alcuni, di cura e di assistenza più o meno totale.
L’età media degli ospiti è di 56 anni. Vediamo tra loro molti capelli bianchi. Si capisce facilmente che molti di loro non hanno più i genitori con cui vivere.
Adesso però ripartiamo
Gli anni ’70 sono stati per l’istituto di Genzano molto difficili: «Siamo stati costretti a chiudere le attività di lavoro per i malati, sotto accusa di sfruttamento».
Sono state tollerate solo le attività scolastiche (che ora seguono solo 25 persone) e le attività ricreative. Queste però, è chiaro, non bastano per riempire ed equilibrare la vita di questi uomini.
«Adesso però ripartiamo…». Vediamo, infatti, una enorme serra, tutta nuova, dove 15 ospiti hanno cominciato a lavorare e ad imparare l’arte dell’ortocultura.
Altri progetti sono in movimento, soprattutto attività agricole di vario tipo: il terreno agricolo intorno, colline bellissime di vigneti e di ulivi, potranno presto dare a tanti un ritmo vero di vita, un senso di utilità, una dignità che tutti desideriamo per loro.
Musica e un pullman per le gite
È previsto inoltre il progetto di ristrutturazione degli edifici per creare appartamenti-alloggio per 15 persone ciascuno. Fra Benedetto ci mostra un bellissimo pullman, attrezzato di bar e di toilette, con il quale a turno fanno gite e lunghi viaggi, e ci parla di serate musicali e di giochi e danze che si svolgono in una bella grande sala, sul cui palco è istallata una vera batteria e altri strumenti musicali.
«A loro, più che guardare uno spettacolo, piace essere protagonisti. La musica li attira e si lasciano trascinare nella danza…».
A parte qualche eccezione, molti vanno in paese, escono e rientrano con un permesso che serve al portiere per assicurarsi del rientro e al personale come mezzo di gratificazione.
Il lavoro e i volontari
Due fra loro hanno un lavoro fuori, in paese e rientrano per dormire. È poco, ma si potrà aumentare il numero col tempo.
Le attività della maggior parte degli ospiti, sono i lavori di casa: tengon puliti i locali, aiutano a preparare e sparecchiare; tutto ci è sembrato molto pulito e ben tenuto. I tavoli nelle sale da pranzo hanno tovaglie di stoffa; sulle pareti ci sono dei bei poster colorati; qua e là piante e fiori.
C’è anche un centro sociale, gestito da volontari, dove si fanno attività manuali per chi vuole.
Dopo la tempesta
I religiosi sono pochi; ognuno di loro per statuto deve avere il diploma o di infermiere o di medico. I novizi qui a Genzano studiano e si preparano alla vita futura: aiutano a imboccare i malati più gravi a pranzo e a cena (c’è un reparto che accoglie molte persone prive completamente di autonomia).
II personale laico, dopo la tempesta degli anni 70 e le sue lunghe conseguenze, ritorna ora a collaborare veramente nello spirito richiesto per il bene degli ospiti.
Lasciamo Genzano con un po’ di tristezza: una grande struttura stringe sempre un po’ il cuore. Quante persone lì dentro soffrono anche se non si vede… ma anche con gratitudine per chi accoglie tanti nostri fratelli (come e dove vivrebbero da soli?) e con la speranza che in futuro la loro vità sarà migliorata dalle trasformazioni già avviate.
– Nicole Schulthes , 1988
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.21, 1988
Sommario
Articoli
Saverio, nostro fratello di Mario Damiani
La malattia mentale di M.E.
Bloccati nel silenzio di Jean Vanier
Addomesticare la malattia di J.P. Walcke
Era la mamma ma anche un’altra persona di C.D.
Dove vivono, come vivono
Villa S. Giovanni di Dio di Nicole Shulthes
Comunità terapeutica di Primavalle di Sergio Sciascia
Risultato dell’inchiesta "Aiutateci a migliorare Ombre e Luci"
Cosa ha detto Papa Wojtyla sull'epilessia di Redazione