Anche il dolore va donato e condiviso. Per questo, Mauro Bartolo, medico, padre di un bambino adottivo per soli cinque giorni, ci racconta il suo dolore, perché da esso nasca amore ed altri Kim Sool (il nome del bambino) trovino altre famiglie.
Le storie raccontate nel libro sono due: quella del padre, più lunga, e quella del bambino, tanto attesa dal lettore, breve, ma intensa. Con uno stile molto scorrevole e piacevole si legge tutto d’un fiato: dall’infanzia dell’autore, appassionato d’aerei, ai chiaro-scuri della sua professione di medico, colti con profonda umanità, senza retorica, fino al suo matrimonio con la donna che promuoverà l’idea dell’adozione. Mauro Bartolo ha saputo descrivere lo sgomento, la paura, le indecisioni di un padre cui viene proposto di adottare un bambino. E dopo la rapida e dolorosa storia di questo figlio, ha saputo dire a tutti, con forza, quanto un figlio adottivo sia figlio più che mai: «… perché è figlio della mia mente e del mio cuore, è figlio della mia scelta, è figlio della mia cultura e della mia conoscenza’… Non è il figlio di un momento… anche se meraviglioso… è il figlio dell’eternità da dove vengo e dove andrò».
Lo può dire, lui, dopo la sua esperienza e lo comunica a noi come messaggio di speranza, non solo di dolore.
A.C.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.19, 1987
Sommario
Editoriale
Una lettera per te di Mariangela Bertolini
Articoli
La persona con disabilità: segno di contraddizione e fonte di unità di P. Joseph Mihelcic
Non vedo le meraviglie di Dio, ma le canto di André Haurine
Suonare? Perché no? di Giorgio Paci
Forza venite gente di Barbara Pentimalli
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Lbri
Pedagogia della fede di Henri Bissonier
Come animare un gruppo di A. Beauchamp - R. Graveline
- C. Quiviger
Per tutte le Sabine del mondo di
Danzerò per te di Mireille Nègre
Un figlio per cinque giorni di Mauro Bartolo