L’altro giorno eravamo tutti in festa: era il compleanno di zia Roberta. Pablo, come al solito, è stato l’ultimo a essere informato perché in queste occasioni gli prende una tale emozione che non riesce neanche a mangiare.
Sono i giorni più felici per lui, anche per noi veramente, perché ci ritroviamo tutti insieme. Ormai Pablo ha una sua identità nell’ambito della famiglia; è amato, rispettato, accettato per quello che è. Certo è stato un lungo lavoro da parte di tutti; soprattutto grazie agli amici che per prima cosa hanno aiutato noi genitori facendoci capire che non eravamo gli unici ad amarlo e ad accettarlo, facendoci scoprire sempre nuovi tesori che aveva racchiusi in sé.
Delle volte ripenso a quando eravamo soli, a quando sembrava che non ci fosse via d’uscita: il mondo fuori e noi con il nostro pesante fardello chiusi in casa. Sembrava che per gli altri noi non esistessimo. Coglievo l’occasione di una bella giornata di sole per poter andare con lui a fare la spesa, per uscire, ma spesso ritornavo a casa più triste di come ne ero uscita. Mi guardavo intorno e vedevo tante cose che per lui e per noi sarebbero state impossibili da fare.
Ricordo un primo giorno di scuola. Noi abitavamo davanti a un istituto di suore e tutti i bambini per mano alla loro mamma, grembiulino e cestino, andavano affollandosi davanti al portone d’ingresso; io guardavo da dietro i vetri e lui nel suo seggiolone che aspettava un mio sorriso o un canto che spesso facevo con gli occhi pieni di lacrime. Quanto buio, quanta tristezza! Non sapevo neanche perché continuassi a vivere. Sapevo solo che lui dipendeva da me e che lui aveva voglia di vivere.
Piano piano stare in casa non gli bastava più e così lo mandammo a scuola. Cominciò un nuovo mondo: scoprì nuove persone e tanti amici che lo incoraggiarono a crescere con le sue poche possibilità; imparò a esprimersi sempre di più con le parole invece che con i gesti e dietro a lui anche noi cominciammo a non avere più paura di tanti fantasmi.
Poco per volta ci siamo trovati casa piena di amici suoi; le prime volte quasi sconcertati ma felici perché piano piano il mondo non ci sembrava così ostile come avevamo creduto. Ricordo un Natale che passammo con i miei genitori, sorelle, cognati, nipóti.
A mezzanotte cantammo insieme un canto che avevamo imparato con gli amici di Fede e Luce. Parlai di questi amici ai miei, di come volevano bene a Pablo perché lo accettavano così com’era.
Giorno dopo giorno Pablo ha richiesto un’attenzione sempre più concreta da parte dei miei; non più solo il solito bacetto, ma un certo dialogo. Zia Roberta quando viene a trovarci e quando andiamo da lei, lascia più spazio a Pablo raccontandogli fiabe o domandandogli cosa ha fatto a scuola. I miei genitori hanno superato il problema di come comportarsi con lui; prima sembrava che avvicinarsi troppo potesse dar loro solo sofferenza; ora sono più disponibili. Mio padre, quando siamo a tavola, per gioco ruba a Pablo le sue patatine prelibate e lui di rimando lo critica per qualche rumore di troppo nel mangiare la minestra. Così, dopo tanto tempo, Pablo ha scoperto anche l’amore dei nonni.
I miei nipotini sono diventati grandi e spesso si prestano a stare con lui e dare così a me e a mio marito una serata libera. Penso che per Pablo il momento più bello resterà sempre quando ci ritroviamo tutti insieme o per le feste di Natale o per un compleanno: attorno alla tavola si parla, si racconta e lui sa di avere una sua importanza; sa che, quando sarà il suo turno, sarà ascoltato, capito.
di Rita Ozzimo, 1986
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.16, 1986
Sommario
Editoriale
Prepariamolo a vivere con gli altri di Maria Egg
Tutto quello che ha fatto per noi di Brunella D'Amico
Ora che sono sola… non sono più sola di Luisa Spada
Festa in casa con lui di Rita Ozzimo
Perché ho dato una mano di O.B.
Il convento: una seconda famiglia per Giampiero di Nicole Schulthes
Vederli migliorare di Sergio Sciascia
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Libri
Quando arrivano i "Fatt’ Curagg" di E. Teresa Biavati
Come i cerchi nell’acqua di Carla Piccoli Dal Maso
Vivere l'ultimo istante di Christiane Jomain