Dopo due pellegrinaggi ad Assisi (nel ’78 e ora nell’86), penso che dobbiamo considerare S. Francesco come particolarmente vicino a noi. Cerco di riassumerla in qualche punto, in cui vorrei esprimere anche la mia esperienza di Assisi ’86.
I. Spiritualità dei poveri
Francesco ha scelto la povertà come compagna della sua nuova vita. Cerchiamo di capire: oggi si parla tanto di lotta contro la fame, la miseria, la disoccupazione… Tutto ciò è giusto e santo, ma non è qui il problema. Ciò che Francesco ha capito è la proposta sconvolgente del Vangelo di scegliere come progetto di vita la povertà, o meglio, Cristo povero. Credo che anche tra noi cristiani, pochi hanno compreso veramente questo messaggio. Eppure Gesù lo ha posto come condizione perché ci siano tra gli uomini rapporti nuovi, basati sulla condivisione, non sul potere. Noi, forse, siamo più vicini a questa grazia, perché toccando con mano la «povertà» di tante nostre situazioni, se accettiamo di farle rientrare in un «progetto di vita» che è quello del vangelo, le vedremo trasformarsi nella misteriosa fecondità della croce.
II. Spiritualità della fraternità
Francesco vestiva di sacco, ma non era un misantropo. Amava stare con i fratelli. Chiara lo ha seguito. Certo, la fraternità deve essere basata sull’impegno, sul senso di responsabilità, sul servizio e, quando occorre, anche sul sacrificio. Ma l’amore fraterno è anche un balsamo… «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme !» (Sal. 133, 1). Un peso portato insieme è più leggero. Il dono che i nostri ragazzi ci fanno è proprio quello di farci scoprire questa realtà, oggi così difficile a vivere in maniera semplice e casta: liberare un’affettività che non sia bramosia o gretto spirito di gruppo, ma intenso amore fraterno, senza frontiere.
III. Spiritualità della lode
Francesco è l’uomo della lode. Lodare vuol dire lasciar cantare il cuore, perché «è bello dar lode al Signore» (Sal. 92,2). Ogni volta, nei nostri incontri, riscopriamo il miracolo della festa e della lode. Chi ha accolto questo dono ha sperimentato che la lode non è la soluzione ai nostri problemi — che restano — ma è la strada giusta per affrontarli. Commiserarci, rattristirci, ripiegarci su noi stessi non serve né a noi né a chi dobbiamo aiutare. La lode libera in noi energie di vita, di amore e di perdono; la lode è fonte di riconciliazione, soprattutto con quel Dio che siamo spesso tentati di accusare. Grazie, Francesco, per essere venuto a camminare con noi!
di Padre Enrico Cattaneo, Assisi, 1986
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.14, 1986
Sommario
Editoriale
Perché uno speciale di Mariangela Bertolini
Tenere più stretta la mano dei piccoli di Anna Cece
Quei tre giorni di Aprile di Sergio Sciascia
Il Card. Martini alla comunità Fede e Luce
“Perchè si manifestassero in lui le opere di Dio di Carlo Maria Martini
Dopo le parole di Martini di Luisa Nardini e GIuseppe Barluzzi
Siamo venuti ad Assisi per…
Io ho visto tante cose di Giuliana Loiudice
Assisi 1986, le fotografie
Alzati e ritrova la speranza di Jean Vanier
Grazie Francesco per essere venuto a camminare con noi di P. Enrico Cattaneo
Signore, fammi strumento della tua pace di Luisa Spada
È un’offerta unica di Mons. Goretti
Una grande profezia di Massimo e Marco
Punti di incontro: servire, giocare, lavorare, riflettere... di autori vari
Scendere le scale di Jean Vanier
Dopo Assisi di autori vari