Nella vita, siamo spesso guidati dalla paura: paura di non essere amati, di essere abbandonati, paura della delusione, della sofferenza, della morte. Nel Vangelo c’è una parola straordinaria di Gesù: «Amate i vostri nemici!» «Fate del bene a chi vi odia!» «Pregate per chi vi perseguita!», perché è facile amare chi ci vuol bene; anche la gente senza Dio può farlo. È facile imprestar danaro a chi certamente ce lo restituirà. Gesù sa che il problema fondamentale del mondo è che odiamo quelli che ci odiano. Egli sa che se qualcuno è violento con me, io sarò violento con chi è più debole di me. Gesù è venuto per trasformare la violenza in tenerezza, in perdono; è venuto a portare l’amore sulla terra, a darci il suo Spirito perché noi possiamo amare il nostro nemico. Ma noi diciamo: «È impossibile! Nessuno di noi è capace di amare la persona che ci fa del male, che ci fa paura». E Gesù ci dice: «Ve lo insegnerò io». Lui che è il maestro dell’impossibile. Lui può cambiare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne. Ci vuole tempo. Un seme non diventa albero in un giorno. L’importante, perché cresca, è dargli acqua; l’importante, perché dia frutto, è che la terra sia buona. Oggi non puoi ancora amare il nemico, ma non ti preoccupare: siamo sulla strada dove impareremo ad amare.
Gesù diceva ai suoi discepoli: «Siete la luce del mondo!» Immagino che essi si siano guardati l’un l’altro come a dirsi: «Il mondo non è ben illuminato!» Gesù dice anche a noi: «Siete la luce del mondo!» anche noi potremmo dire: «Il mondo non è certo molto illuminato!» Ma sapete, per diventare luminosi, bisogna attaccare la spina alla corrente. Vedete quelle piccole lampade sul soffitto della navata? Se il sagrestano non avesse acceso, cioè data la corrente, sarebbero spente e sarebbe buio. Così è per noi: perché ci sia luce, deve passare la corrente; dobbiamo essere «attaccati» a Gesù perché ci sia luce in noi. Se ci stacchiamo da lui saremo al buio e al buio faremo ogni sorta di sciocchezze. Il solo vero peccato è quello di staccare la corrente che ci lega a Gesù. Se saremo attaccati a lui, se la sua corrente passerà, saremo luminosi, nell’amore e nella pace.
Un giorno Gesù parlava in un cortile di una casa tra una folla fitta. Sopra le teste, viene calato con delle corde un lettino dove disteso c’è un uomo paralitico, che non può parlare. Gesù lo guarda negli occhi e gli dice: «I tuoi peccati ti sono perdonati». Io tolgo dalle tue spalle il giogo della colpa. Noi siamo schiacciati dal peso della colpa perché tutti pensiamo di essere come non dovremmo essere. Per esempio, quando, mangiando un bel piatto di pasta, vediamo alla televisione la gente di Etiopia che muore di fame, ci sentiamo colpevoli. Abbiamo tante ragioni per sentirci colpevoli; non ci sentiamo leggeri, non abbiamo il cuore libero, né gioia. Perché il frutto della colpa è la tristezza. Tutta l’opera di Gesù è togliere questo peso dalle nostre spalle, il peso del passato. Ci vuol dare un cuore libero, pieno di gioia, capace di amare.
Quando Gesù dice: «I tuoi peccati sono perdonati», la gente intorno non è contenta: «Come può un uomo perdonare? Solo Dio può togliere i peccati!» e mormora contro di Lui. Gesù li guarda, sa cosa c’è nel loro cuore e dice: «È più facile per il Figlio dell’Uomo dire “i tuoi peccati sono perdonati” o dire “alzati e cammina”? E perché voi sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il potere di perdonare, ti dico — e guarda il paralitico —: “Alzati e cammina!”». E il paralitico si alza e grida di gioia.
Gesù dice a ognuno di noi «Alzati e cammina nell’amore! Siate uomini e donne di speranza in un mondo dove dominano odio e paura, dove c’è tanta oppressione per i piccoli e i poveri. Io ti dico: «Alzati, ritrova la speranza; crea delle comunità dove i poveri possano trovare il loro posto, accogli il povero in casa. Non è giusto che essi vivano nei ricoveri; devono essere accolti in luoghi dove possano trovare tenerezza e amore». Questo Gesù dice ad ognuno di noi.
Ma ognuno di noi ha il peso della colpa sulle spalle; Gesù dà allora il potere di dare il perdono in nome di Dio ad alcuni uomini sulla terra. Ogni uomo ha un dono particolare, anche il più piccolo fra noi ha un dono: dell’amore, dell’accoglienza, di servizio, della paternità o della maternità… Ognuno ha la sua missione. Ai sacerdoti Gesù dà il dono del perdono. Essi ascoltano il peso della colpa sulla terra e possono dire: «Ti perdono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Nella comunità abbiamo scoperto le nostre ferite, le nostre paure; abbiamo visto come è facile staccare la presa della corrente dell’amore, dello Spirito Santo. Non abbiamo creduto alle promesse di Gesù e così ognuno di noi porta il peso della durezza del proprio cuore.
Per questo oggi, giorno della riconciliazione, dobbiamo chiedere a Gesù di togliere il peso della colpa dalle nostre spalle, di ridarci un cuore pieno di gioia, di libertà, la forza dello Spirito Santo per saper perdonare al nemico, per sapere andare incontro a chi ci disturba, a chi ci fa paura.
Oggi pomeriggio, tempo della riconciliazione e dell’adorazione, perché ci sia più corrente d’amore in noi, perché le nostre comunità diventino più capaci di accoglienza, più attente all’ascolto dei più piccoli, dei più poveri; perché i più poveri siano sempre più onorati, dobbiamo accettare di inginocchiarci davanti a quest’uomo che ha avuto il mandato da Gesù e dalla Chiesa. Dobbiamo trovare l’umiltà e la piccolezza per dire: Perdono! Mi sono distolto da te e dal povero! Rimetti in me quell’alleanza dello Spirito Santo! Ridammi un cuore che sa amare! Dammi la tua forza perché io possa essere uno strumento del tuo amore in un mondo di odio, di pace in un mondo di guerra, di speranza in un mondo di disperazione. E allora sentiremo il sacerdote che ci dice: «Ti perdono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Va e fa di questo mondo un mondo d’amore dove il povero trovi il suo posto».
di Jean Vanier, 1986
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Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.14, 1986
Sommario
Editoriale
Perché uno speciale di Mariangela Bertolini
Tenere più stretta la mano dei piccoli di Anna Cece
Quei tre giorni di Aprile di Sergio Sciascia
Il Card. Martini alla comunità Fede e Luce
“Perchè si manifestassero in lui le opere di Dio di Carlo Maria Martini
Dopo le parole di Martini di Luisa Nardini e GIuseppe Barluzzi
Siamo venuti ad Assisi per…
Io ho visto tante cose di Giuliana Loiudice
Assisi 1986, le fotografie
Alzati e ritrova la speranza di Jean Vanier
Grazie Francesco per essere venuto a camminare con noi di P. Enrico Cattaneo
Signore, fammi strumento della tua pace di Luisa Spada
È un’offerta unica di Mons. Goretti
Una grande profezia di Massimo e Marco
Punti di incontro: servire, giocare, lavorare, riflettere... di autori vari
Scendere le scale di Jean Vanier
Dopo Assisi di autori vari