In questo numero d’Ombre e Luci sarebbe stato opportuno descrivere, per chi ancora non lo conosce, il movimento dell’«Arche» che è una federazione di comunità (case famiglia) sparse ormai in tutto il mondo. Rimandiamo l’argomento ad un numero speciale d’Ombre e Luci. Qui proponiamo una pagina di Jean Vanier (pubblicata sulla rivista “Foi et lumière” n. 10/84) sullo spirito che anima queste comunità: in fondo è lo spirito che auguriamo ad ogni casa famiglia.
La sfida dell’Arche è vivere ogni giorno con quelli che il mondo stima pazzi, accogliere quelli che sono rifiutati, portare quelli che sono considerati insopportabili. Per noi non c’è successo, non ci sono guarigioni spettacolari, né diplomi. E’ un accompagnamento quotidiano e una presenza ai più deboli che, per la maggior parte, non potranno mai raggiungere l’autonomia completa. E anche se raggiungono una certa autonomia, hanno sempre bisogno di un accompagnamento, hanno bisogno di amici fedeli che camminano con loro.
L’Arche è semplicemente vivere una vita di famiglia di un genere nuovo, il cui centro è la persona ferita e dove ogni cosa è in sua funzione. La follia dell’Arche è perdere tempo con chi non può essere «normalizzato», con chi non è produttivo, con chi è apparentemente inutile. Non è forse la follia del Vangelo? Le nostre comunità devono essere il segno che si possono accogliere i deboli, che la differenza fra gli uomini può essere accolta come un tesoro e non come una minaccia. Devono essere segno che la guerra e l’angoscia non sono ineluttabili, che la pace e la riconciliazione sono possibili.
Le nostre comunità, dove l’autorità è esercitata nell’umiltà, come un servizio per costruire e dare la vita, dove si divide la vita con il debole, dove lo si ascolta e dove si vive il perdono con lui, possono diventare una testimonianza nella nostra società.
Testimonianza che con la grazia di Dio gli uomini possono vivere insieme in pace, che l’amore e l’accoglienza sono possibili, che c’è ancora una speranza.
La sfida dell’Arca
Jean Vanier
Ed. Jaca Book nov. 1984
Questo libro è una testimonianza davvero straordinaria dello sforzo fatto e delle realizzazioni compiute dal movimento internazionale dell’Arche (55 foyers nel 1981). Tutto il libro è scritto con quel calore, quella sincerità e quella umiltà che si vorrebbe trovare in tutti i libri o testi che parlano di persone handicappate mentali adulte e del loro bisogno di una vita autenticamente umana e cristiana. Scritto da più persone, questo testo ci conduce, per strade ed esperienze diverse, a quello che resta mistero e che Fede e Amore rischiarano. Vivere insieme fraternamente, le persone handicappate con quelle dette normali, in un’alleanza autentica e nel rispetto reciproco appare come una cosa profondamente desiderabile. Ed è possibile; infatti, con la grazia di Dio, questo avviene un po’ in tutto il mondo.
Recensione di H. Bissonier da Ombres et Lumière n. 58
Questo articolo è tratto da:
Ombre e Luci n.11, 1985
Sommario
Editoriale
Casa famiglia»: sogno o realtà? di Mariangela Bertolini
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La sfida dell'Arca di Jean Vanier