«Quando sono in piscina vivo l’unico momento in cui mi sento veramente libero, perché posso muovermi senza l’aiuto di nessuno». Così mi diceva un giorno un ragazzo, spastico grave, che a fatica riesce a farsi capire. Era un sabato, uno dei tanti in cui vado in piscina, per dare una mano a un gruppo di ragazzi di un centro di Roma.
Con la sua ciambella e appoggiandosi alla meno peggio al bordo della piscina, riesce ad andare su e giù lungo la vasca.
Penso che questo senso di libertà e quindi di gioia lo provino un po’ tutti i ragazzi che frequentano la piscina in quell’ora a loro riservata. Anche i più gravi, se potessero parlare, direbbero lo stesso e sono proprio loro che ne traggono i maggiori benefici. Basta guardare i loro sguardi, i muscoli rilassati dei loro volti, o ascoltare le loro grida di gioia per capire come è importante per loro questo momento. Questo immergersi nell’acqua, perdere il peso del proprio corpo e fare contemporaneamente esercizi molto validi dal punto di vista motorio, è una terapia tra le più benefiche, sotto ogni punto di vista, anche per le persone più colpite, anzi per loro in modo particolare.
Ci si può chiedere: come si può immergere in piscina una persona gravemente colpita e farle sentire questo senso di libertà? Io penso che proprio i più colpiti possono più facilmente imparare a galleggiare. C’è un modo molto semplice che non ha bisogno di attrezzature né di personale altamente qualificato.
Oltre alla piscina c’è bisogno di una persona che sia disposta ad andare in acqua e di un salsicciotto gonfiabile di circa un metro di lunghezza e di quindici centimetri di diametro.
La prima volta il bambino o la bambina, specialmente se è la prima volta che è immerso in piscina o al mare, forse si aggrapperà in tutti i modi alla persona che l’accompagna, irrigidendosi. In questo caso è necessario stringersi al petto il bambino e immergersi completamente con lui per farlo sentire sicuro.
Presa confidenza con l’acqua, la sua rigidità andrà via via diminuendo e a questo punto si può iniziare ad adoperare il salsicciotto gonfiabile. Non bisogna aspettarsi che questo avvenga il primo giorno; a volte ce ne vorranno molti e bisogna armarsi di molta pazienza.
Mettere il salsicciotto gonfiato sotto la nuca e le ascelle del bambino e, se necessario, sostenerlo con una mano all’altezza del bacino.
A mano a mano, si vedrà che questo aiuto sarà sempre meno necessario e quando il bambino si sentirà a suo agio con il solo salsicciotto sotto le ascelle, si può iniziare gradualmente, giorno dopo giorno, a diminuirne la pressione. Dipenderà dalla mamma o dal papà o dalla persona che è con il bambino, saper giudicare di quanto si deve sgonfiare il salsicciotto; qualche volta forse si dovrà gonfiare più della volta precedente, ma con l’andar del tempo, la pressione deve diminuire fino a che un giorno il sostegno del salsicciotto, ormai quasi sgonfio, sarà un sostegno solo psicologico. A questo punto si può anche togliere del tutto, e il bambino ha imparato a sostenersi da solo nell’acqua. Logicamente l’istruttore deve essere sempre molto vicino e pronto ad intervenire. Sembra una cosa troppo facile? Sembra una cosa troppo difficile? Sembra una cosa impossibile?
Se qualche anno fa mi avessero detto che mia figlia poteva galleggiare senza aiuto in piscina o al mare o al lago, non ci avrei creduto. Oggi, quando lei va in piscina passa uno dei momenti più belli della sua vita. Parola di un papà
di un papà, 1986
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.13, 1986
Sommario
Editoriale
Non vede, non sente, non comunica di Mariangela Bertolini
Dalla disperazione alla speranza di Marie Hélène Mathieu
SCHEDA - Le persone plurihandicappate di Anna Cece
Ora sappiamo che tutto ha un senso di Olga Burrows Gammarelli
Un salsicciotto e tanta acqua di un papà
"Mio Dio com’è duro vivere nella prova" di M.F. Heyndrickx
Il verdetto dei medici di M.D.
Vede, sente e parla attraverso le mani di Nicole Schulthes
Rubriche
Libri
Emiliana e l’handicap di Cosimo Fornaro
Il bambino non vedente pluri-minorato di E. Ceppi e al.
Il mio bambino a cura della John Tracy Clinic
Disabilita e intervento – “Apprendimento controllo degli sfinteri” Quaderni della Lega del Filo d'Oro, a cura di Nisi e al.