Siamo dieci persone e ci ritroviamo ogni tanto con due bambini e due adulti handicappati, con il desiderio di aiutarci e pregare. Possiamo chiamarci Fede e Luce?
Siete già un po’ Fede e Luce. Per andare avanti nel vostro desiderio, vi suggeriamo di mettervi in contatto con il responsabile Fede e Luce della vostra regione (vedi indirizzi nelle ultime pagine) che vi potrà indicare una comunità con la quale potrete avere degli scambi e degli incontri. Oppure scrivete alla segreteria.
Devo partecipare a Fede e Luce se non si è credenti?
Fede e Luce è un movimento cattolico, ma questo nome lo intendiamo nel «senso universale», cioè aperto a tutti. Ci sono parecchi non credenti che partecipano a Fede e Luce «magari — diciamo — per l’atmosfera di pace, di amicizia, di gioia che vi trovano». È importante mantenere il rispetto reciproco.
Fede e Luce non rischia di formare un nuovo ghetto?
Di fatto, è il rischio di ogni gruppo. Accentuato forse a Fede e Luce per la situazione di sofferenza di gran parte dei suoi membri. Bisogna prendere coscienza delle tentazioni di ripiegamento su di sé e affidarne la soluzione allo Spirito Santo. L’antidoto migliore contro le barriere è, soprattutto in Gesù, vivere e agire secondo la sua Parola: «Sono venuto ad accendere il fuoco sulla terra e desidero solo che si propaghi». (Luca 12,49)
La persona isolata per l’età, per la lontananza, la malattia, può far parte di una comunità Fede e Luce?
Sì. Quando non ci si può spostare, ci sono le lettere, le visite, la preghiera, in particolare quella del mercoledì sera. I membri Fede e Luce che lo vogliono hanno scelto questo giorno della settimana per ritrovarsi spiritualmente e pregare con un cuore solo, lodare Dio, portare i pesi gli uni degli altri, malgrado la distanza.
Qual è il posto dell’handicappato fisico in Fede e Luce?
Al centro delle comunità Fede e Luce c’è la persona handicappata mentale. La «charta» lo ha precisato dall’inizio. Per quanto riguarda gli handicappati fisici, è stato sempre consigliato di considerarli come «accompagnatori», anche di più per gli handicappati fisici che, come amici, hanno un ruolo molto importante da svolgere a Fede e Luce, in particolare nel sostegno ai genitori.
Ci sono genitori giovani a Fede e Luce?
Sì, ce ne sono anche di molto giovani. A Lourdes, il pellegrino più piccolo aveva quindici mesi. I suoi genitori hanno esitato a lungo prima di decidersi a partire, impauriti dall’idea di incontrare l’immagine di come sarebbe stato il loro bimbo da grande. Ma al ritorno hanno detto: «L’impressione ricevuta è stata così ricca di gioia che, malgrado la sofferenza sempre presente, siamo ritornati pieni di serenità. E poi abbiamo guadagnato tanti amici che ora circondano il nostro ometto». Ma è meglio invitare le famiglie con figli handicappati ancora piccoli nelle comunità dove già ci sono bambini che li aiuteranno a sentirsi a loro agio.
Ammettere a Fede e Luce gli «emarginati sociali»?
Non possiamo rispondere a questa domanda se non caso per caso, dopo esserci chiesti: può la comunità aiutarlo a crescere, a trovare pace e ragioni per vivere? Quanto la sua presenza può nuocere alla vita della comunità e alla sua coesione?
Fede e Luce esiste legalmente?
Sì, c’è un’associazione internazionale Fede e Luce, registrata alla prefettura di Parigi nel dicembre 1972. Esistono anche associazioni nazionali in numerosi paesi, fra cui l’Italia, legate all’associazione internazionale. Il nome Fede e Luce e l’emblema sono depositati e appartengono all’associazione internazionale.
Come vive Fede e Luce dal punto di vista finanziario?
Non vi sono iscrizioni né quote associative. Ognuno contribuisce alle necessità della comunità come può e quando è necessario. Le spese della segreteria e degli aiuti — per casi urgenti — sono sostenute da doni fatti dalle persone che partecipano alla vita di Fede e Luce. I doni sono sempre graditi e ci piacerebbe infatti contribuire al sostegno delle comunità nascenti nei paesi molto poveri.
C’è bisogno di avere denaro per cominciare una comunità Fede e Luce?
I soldi non sono mai stati necessari per costruire l’amicizia. La comunità di Fede e Luce nasce più per volontà di solidarietà che attorno al denaro. I locali si cercano gratuiti e… si trovano sempre. Per gli incontri, genitori e amici sono contenti di portare ciascuno il proprio contributo per una merenda o per una cena da condividere. Ugualmente, ognuno può dare qualcosa per le piccole spese di segreteria o di telefono, di ciclostile, pagare la quota per una gita…
Dal momento che Fede e Luce cerca di rispondere ai bisogni dei suoi membri, può creare e gestire centri di accoglienza o case-famiglia?
Fede e Luce vuole restare fedele ai suoi scopi che devono essenzialmente essere di incontro nell’amicizia e nella preghiera. Se verranno prese delle iniziative del genere — perfino quanto necessario — saranno affidate e sostenute da enti creati a questo scopo, o si formeranno associazioni a parte.
Qual è la differenza tra le Arche e Fede e Luce?
Immaginate un albero con due rami: il tronco sarebbe l’ispirazione della spiritualità Vanier; i rami sono uno l’Arche, uno Fede e Luce. L’ispirazione è la stessa: la persona handicappata mentale è al centro della comunità dell’Arche e di Fede e Luce. Ci sprona a vivere le Beatitudini del Vangelo e a crescere nell’amore. Le realtà sono diverse. La comunità dell’Arche sono comunità dove si vive insieme, handicappati e assistenti. Le comunità di Fede e Luce sono comunità non di vita, ma di incontro. I partecipanti sono «tripartiti»: persone handicappate, famigliari, amici. L’Arche e Fede e Luce sono gestite da due associazioni diverse.
Una parola sul Katimavik (parola eschimese che significa «luogo di incontro»), anch’esso creato da Jean Vanier; ecco un terzo ramo dell’albero. Il Katimavik è una specie di ritiro, rivolto soprattutto ai giovani (ci sono giovani di tutte le età). Vi si ascolta la Parola di Gesù, si canta, si prega.
Questo articolo è tratto da:
Insieme – Speciale Fede e Luce 1981