È facile trovare persone disposte ad occuparsi delle persone handicappate; molto più difficile è trovare persone che desiderino stabilire rapporti d’amicizia con loro e quindi disposte a chiedere loro qualcosa.
Qualunque sia il grado di gravità di un handicap, abbiamo sempre qualcosa da imparare dalla persona handicappata non fosse altro che imparare a tacere.
Tempo fa, ho visto in un cortile di scuola, un gruppo di bambini « sani » far la fila, uno dietro l’altro, per fare un giro con la carrozzella del compagno handicappato. Lui, seduto per terra, era raggiante: aveva qualcosa da dare!
Nei contatti con i genitori, i giovani devono sforzarsi umilmente di capire che… loro non possono capire e che solo il papà o la mamma di un bambino handicappato possono cogliere dal di dentro, i sentimenti di un altro genitore.
I giovani devono accettare questo e mettersi sempre nella condizione di chi deve imparare piuttosto che dire: « dovreste… bisognerebbe che… ».
Far capire ai genitori che essi, i giovani, desiderano entrare in relazione d’amicizia con loro e con il loro figliolo perché lui può veramente essere amato e offrire qualcosa a persone diverse dai suoi genitori.
Un’altra cosa importante è la fedeltà: stabilire un rapporto di mutua fiducia può richiedere mesi, anni, e questa relazione, una volta stabilita, deve essere mantenuta ad ogni costo, se pur in modi diversi.
Teresa di Bertodano, un’amica
Questo articolo è tratto da:
Insieme – Speciale Fede e Luce 1981