Dominique e Eric presero posto tra i bambini, nelle prime file; io e Marc ci sedemmo nei posti centrali. I bambini dell’asilo cantavano sul palco. Marc non riusciva a vedere fra loro i fratelli e continuava a lamentarsi sulle mie ginocchia. Faceva caldo in quella palestra trasformata per l’occasione in sala da festa. Ero a disagio e dissi a Marc:
“Senti, siediti sulla sedia vicina oppure ti porto fra gli altri bambini; non ti posso più tenere in braccio, sei troppo pesante!”.
- “Voglio restare con te!” –
- “E allora, siedi qui accanto!” –
Lo misi seduto e lui non faceva che sospirare, agitarsi, dicendo continuamente che non vedeva. Feci finta di non sentire.
All’intervallo i bambini erano tutti eccitati. Alcuni urlavano:
- “Babbo Natale!” – altri bevevano coca-cola o mangiavano biscotti. La maggior parte rideva. Marc teneva la testa appoggiata al mio braccio. Passai la mano sul suo viso per accarezzarlo, sentii che piangeva. Volevo dire qualcosa per consolarlo quando tre bambini si precipitarono su noi 2 gridando:
- “Vieni davanti Marc, si vede molto meglio. Ora viene Babbo Natale!” –
Si asciugò gli occhi con il rovescio della mano e disse:
- “Posso, mamma?” –
Lo condussi tra loro e ritornai al mio posto. Finito l’intervallo, i bambini cantavano:
- “Vieni, vieni, Babbo Natale!” –
Cercavo di scorgere Marc seduto lì davanti. Lo scorsi appena e vidi che cantava anche lui; il cuore mi batteva forte e le lacrime mi bruciavano gli occhi. Mi asciugai gli occhi; lacrime di gioia. Marc cantava con gli altri, era felice come gli altri, felice con loro.
Babbo Natale salì finalmente sulla scena, ma l’asino non saliva nonostante la buona volontà delle maestre che lo spingevano facendo sforzi disperati per non scoppiare a ridere. Finalmente, fra l’ilarità generale, anche l’asino fu sulla scena accolto da un Babbo Natale che scoppiava dal ridere.
Ogni classe sfilò davanti a lui; io mi chiedevo cosa sarebbe successo al momento della classe di Marc. Decisi di restare al mio posto; il maestro, portando Marc fra le braccia, lo condusse da Babbo Natale. Ancora una volta fui presa dalla commozione.
Erano, ora, lacrime di gioia?
Il bambino che il maestro portava in braccio era – lo si vedeva bene – un bambino handicappato; se lo scopo da raggiungere era fare di Marc un bambino felice, dovevo ad ogni costo non cadere nell’eccesso contrario: mai, mai in ogni caso, negare il suo handicap.
Babbo Natale scambiò qualche parola con Marc, mentre io stringevo i denti con tutte le forze:
- “Non piangere, soprattutto non piangere!” –
Il maestro scese dal palco e sembrava cercarmi. Andai verso di lui e mi mise fra le braccia un Marc raggiante. Distesa infine, sorrisi anch’io. La festa era finita!
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.30, 1981