Durante questo secondo campeggio di Alfedena, credo che abbiamo tutti provato un pò la stessa cosa. La maggior parte di noi siamo ad una età in cui cerchiamo la nostra vera strada per la vita e soffriamo di non averla ancora trovata.
Quante domande davanti ai nostri quattro silenzi…io stesso mi domandavo a volte perché mi trovavo con loro e in che modo mi aiutavano a diligere le mie reale relazioni. Tutte queste domande sono normali e ben bisogna avere paura di porsetele.
Anche se siamo maldestrini nei nostri contatti con Sabina, con Norris, i due Roberti e il nostro piccolo Daniele, qualcosa passa…
Questo fa sì che scopriamo dei valori che non sospettavamo. Nella misura in cui entriamo in questo mistero di silenzio dei nostri amici più colpiti, troviamo delle risposte alle nostre domande.
Il desiderio di vivere maggiormente “con”, passa per una ricerca di delicatezza e di attenzione verso i nostri amici più colpiti; ho sentito che questa preoccupazione esisteva davvero durante questo campo, E’ questo un punto che mi sembra primordiale nel contatto con la persona handicappata: lo stesso, quando si usano delicatezza e rispetto nei miei confronti, sono molto felice.
È in questi momenti soltanto che mi sento pienamente riconosciuto nella mia persona.
Un enorme grazie ai nostri quattro silenziosi e ai loro genitori che nelle loro grandi sofferenze sono veramente una chiamata per noi!…
Possiamo nei diutarli e soprattutto essere sempre di più con loro “in verità”.
Patrick Emanuel Thonon, 1980
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.27, 1981