Al campo ho imparato a credere che con i nostri amici più deboli si può spesso fare molto di più di quanto ci aspettiamo.
Così M. Rosaria, nonostante la stanchezza, è voluta ritornare a dormire fuori, e lo ha detto con un sorriso e una decisione tali che sembravano sottindere: “Vi siete proprio sbagliati se pensate che io resti qua!” La sofferenza si tramuta in gioia: per Maria-Rosaria è tanta grande la gioia di stare insieme a noi, di provare un’esperienza nuova che le è stata negata per tutta la vita che non la trattengono la stanchezza, il sonno, la scomodità di una tenda, il freddo… E ha dimostrato di avere una propria volontà che va rispettata.
Carla con le sue battute ha portato una nota di allegria, ci ha fatto ridere veramente con le lacrime agli occhi, e si è impegnata molto ogni volta che le affidavamo un compito o doveva preparare una scenetta per la veglia.
Si è rivelato Giorgio nel suo rapporto con chi ha più difficoltà di lui, nel suo desiderio di autonomia. Ho apprezzato la sua sensibilità che gli detta un comportamento diverso ed adeguato con ognuno e a seconda del momento: a San Francesco, Giorgio ha aiutato a mettere le scarpe a Sabina e le ha dato da mangiare, spesso la mattina portavo Sabina in giardino e mentre mi andavo a vestire la affidavo a Giorgio che le faceva fare passeggiate o si sedeva e la prendeva in braccio e si preoccupava perché Sabina doveva mangiare.
Ha trascorso del tempo con Maurizio, facendolo camminare, portandolo sulla carrozzella… Era attento a Noris: se piangeva o aveva delle crisi correva a vedere come stava.
Poi ha aiutato nei servizi, è andato a comprare il burro o il latte o quello che serviva, da solo; e di questo era molto fiero…
Dimmi Michel, riconosci lo stesso Giorgio che venne con te ad Alfedena la prima volta?
Lucia Pennisi, 1979
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.23, 1979