Sono una ragazza di Milano, nata con qualche imperfezione. Fin da piccola sono stata incoraggiata dai miei genitori a fare da sola per essere autosufficiente.
Verso i sei anni sono stata in Ospedale a Pietra Ligure alcuni mesi per un intervento alle mani: allora ho avuto il primo contatto con la scuola elementare. Ritornata a Milano, in famiglia, una dottoressa consigliò i miei genitori di iscrivermi alla scuola Speciale per Mutolesi a Gorla.
Così ho incominciato a frequentare le elementari a tempo pieno apprendendo varie attività: Ricamo, Cucito, Giardinaggio e Ceramica, attività quest’ultima in cui mi sono poi specializzata.
Ho avuto la fortuna di avere bravissimi insegnanti, specie la maestra che ci ha seguito per tutto il ciclo delle elementari. A me hanno molto giovato, per la mia crescita, sia pure in modo decisamente diverso, le mie tre sorelle.
In classe, avevo compagni spastici, di cui due molto gravi. Ai miei compagni ho dato tutto l’affetto e le premure sia nello scrivere i diari che i quaderni, usando loro varie gentilezze: uno di essi aveva più bisogno degli altri, lo imboccavo sempre perché non poteva mangiare da solo. Con questi miei compagni ho frequentato anche le tre medie. A undici anni, tramite una amica, ho partecipato ad un gruppo di Scouts. Da qui, ho iniziato a conoscere nuove persone fuori dal mio ambiente scolastico e familiare.
Ho frequentato poi una scuola pubblica d’arte per ceramica. Sono rimasta entusiasta e qui ho cominciato a vivere in mezzo a tutti gli altri. Dopo di che, per due anni, non trovando lavoro sono andata come aiutante presso una ceramista.
Poi, tramite l’ufficio di Collocamento trovai lavoro in una ditta Farmaceutica.
Fui molto contenta, perché per me iniziava una nuova vita in mezzo alla Società.
Non ho mai dimenticato i miei compagni, anzi sono riuscita a ritrovarli periodicamente quasi tutti in simpatiche serate familiari.Ora, sono assai contenta di collaborare al Gruppo di Fede e Luce sorto circa tre anni fa nella parrocchia di S. Giuseppe della Pace.
Gli incontri si svolgono con grande cordialità in modo che ciascuno si senta a proprio agio come in una grande famiglia.
Abbiamo un sacerdote che si occupa di tutti noi ed in particolare delle mamme, perché possano essere meglio capite, aiutate ed incoraggiate.
Con questi ragazzi ci sono amici volontari che parlano, giocano, si danno da fare per risolvere i loro vari problemi.
In questo mio modesto articolo vorrei far capire a tutti che gli handicappati sono persone bisognose di affetto e comprensione che vanno trattate con semplicità e naturalezza.
Maria Goffi, 1979
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.23, 1979