«Il mio 25 aprile, la mia liberazione, è il 13 maggio. Quel giorno, nel 1978, fu approvata la legge 180. Basaglia è il mio liberatore». Il trentasettenne Niccolò Scarnato è sul palco del festival Aut Art al Teatro degli Eroi di Roma con le braccia legate da una camicia di forza, quella che immagina lo avrebbe contenuto se fosse nato decenni fa, considerato il suo autismo. Nel film E tu Slegalo, realizzato per ricordare Franco Basaglia e la sua impresa rivoluzionaria che presentiamo nel focus (in occasione del centenario dalla nascita del medico veneziano), un’infermiera mostra le piccole camicie utilizzate per contenere quei cosiddetti bambini irrequieti»: Nicola, e tanti altri in sala come lui, avrebbero davvero potuto essere quei bimbi. Il festival, promosso dall’associazione Siamo delfini di cui ci scrive Monica Leggeri, ha come scopo raccontare e raccontarsi, per conoscere l’autismo. Conoscere… Scarnato continua il suo monologo raccontando come sia ancora prigioniero di tanti pregiudizi su chi come lui vive nella condizione autistica ed evoca lo spettro di nuove contenzioni e separazioni.
Per questo «se anche dalle pagine di questa rivista dedicata a fragilità e disabilità – scrive Giulia Galeotti – abbiamo deciso di parlare di Franco Basaglia, è perché il medico italiano è riuscito in un’impresa veramente storica: smettere di tenere “i matti” – categoria eterogenea per definizione, per stereotipo e per ignoranza – separati e lontani dalla vista dei “sani”». Un’impresa che parla di riconoscimento, partecipazione e appartenenza. Di cambiamento di sguardo. Dimensioni che devono continuare a rimanere al centro dell’interesse di Ombre e Luci se, come scrive Laura Coccia, ancora di fronte alla sua spasticità (come pure all’autismo di Scarnato) «lo sguardo della gente ti segue e ti insegue, non per la tua bellezza, ma come segno tangibile di domande inespresse perché la società non è pronta a farsi domande, tantomeno dare risposte».
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.167