Un compleanno, il 35esimo, festeggiato al capezzale di un amico che da dieci anni non scende dal letto.
È difficile esprimere quel senso di festa e pure di intima gioia anche perché quell’amico nella sua immobilità progressiva, oramai non articola più la bocca tanto da farsi ascoltare.
Eppure è festa ed è un momento di gioia e “qualcosa” riesce a dirlo con una profondità ed una immediatezza incredibili.
Gli ho portato l’Eucaristia e mi chiedo e dico a lui, alla mamma e a un’amica che condividono quel momento qual è il senso di un compleanno? e di questo compleanno? come capire oggi che la vita è e resta un dono?
La vita dunque, infatti, comunque e sempre, un momento come questo, al di là dei segni di festa, ci ripropone la vita come un interrogativo che ti fa chiedere… quale vita?… come la vita?…. meglio così; o forse, e speriamo che… certo se, ieri, oggi e… domani?
Interrogativi che se posti con verità non trovano risposta perché portano con sé qualcosa che è misterioso proprio perché la vita è mistero. Ed ecco allora che questo momento diventa più grande di quanto appare e insieme avvertiamo quanto ogni interrogativo sia inadeguato ad esprimere il mistero che – sempre – un compleanno evoca
Ma, come altre volte, “qualcosa” riesce a dire la verità di questo istante: leggiamo una pagina del Vangelo di Marco (12,I-2) – la parabola dei vignaioli omicidi – e guardando gli occhi profondi di Aldo,capisco che prima ancora della vicenda di un uomo che parla della propria morte e di quanto costerà a lui e ai suoi il messaggio inaudito dell’amore, c’è l’intuizione di un fatto che spiega anche questo momento, la nostra “festa” di oggi.
È il disegno di un amore grande, indifeso, senza confini, per il quale il Padre guarda a noi ed a ogni uomo che cammina nel tempo come alla cosa più preziosa, ci accompagna con la passione di un amore che niente può far venire meno e che lo ha reso capace – lo rende capace – di soffrire e di morire con noi proprio perché noi, nella nostra carne di uomini, nelle nostre miserie, nel nostro mistero Lui è presente con la sua stessa carne.
Capire, avvertire questa Presenza, ritrovare, nel coraggio di una speranza che niente può soffocare, la forza di quell’amore è come tornare a vivere; è “sentire” la vita come qualcosa che ti nasce dentro dal profondo del tuo mistero: ed è un compleanno.
Come spiegare l’amore? e dunque come spiegare la vita? come spiegare oggi questa vita che trascorre lenta quasi da apparire come il ticchettio di un orologio che batte il suo tempo pur senza lasciare traccia perché le lancette si sono ormai staccate dal quadrante? ma questo orologio che batte il suo tempo è ancora oggi il sogno di una vita che pulsa nella sua dimensione indefinibile anche se con le mie parole non ne so spiegare il perché.
Fin dall’inizio di di questo “momento” il sorriso di Aldo, la sua serena disponibilità a questo incontro, il suo desiderio di quella Parola e di quel Pane – i segni più veri di questa “festa” – erano risposta ai miei, ai nostri interrogativi perché, anche oggi, fin dall’inizio lui aveva capito quello che noi forse non capiremo mai.
Don Bruno Ripamonti, 1979
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.22, 1979