Ancora ieri, “Assisi” era un mormorio, un ardente desiderio condiviso da alcuni gruppi “Fede e Luce” in diversi paesi. Ed secco che all’inizio di quest’anno 1978, il mormorio diviene appello. È possibile ora riconoscere la voce di coloro che vengono verso di noi e aspettano che noi si faccia un passo verso di loro. Siamo pronti?
Le notizie che ci giungono dal Belgio, dalla Svizzera e da altre parti ci dicono che anche lì, si prepara questo pellegrinaggio con fiducia e entusiasmo.
Partire per Assisi, è avanzare insieme, umilmente e poveramente seguendo l’esempio di S. Francesco; è cercare di capirsi gli uni gli altri; è incontrarsi per condividere le proprie esperienze; per dialogare, per esprimere la gioia di essere insieme.
In cammino verso Assisi, ogni comunità “Fede e Luce” si sente l’interprete di tutti i desideri e di tutte le esigenze che, oggi più che in ogni altra epoca della storia, si innalzano dal cuore di milioni di uomini verso la verità, la giustizia e la pace. Il desiderio di veder realizzati tutti questi valori interpreta la speranza del Vangelo, che insegna a cercare un regno di verità, di giustizia, d’amore e di pace, quel regno che Gesù ci ha insegnato a chiedere al Padre: “Venga il tuo Regno”.
Chi tra noi non ha sete di una vita meglio spesa? Chi non desidera vivere pienamente e sempre più intensamente? Eppure il tempo scorre veloce. I nostri amori non mantengono pienamente le loro promesse e le nostre vite non sempre evitano la monotonia e la noia. Sempre, siamo in cerca di felicità, di gioia, d’amore, di vita. Sempre di più, senza mai stancarci! Ma anche senza mai esserne soddisfatti! Perché questa passione di vivere urta continuamente contro le frontiere delle nostre debolezze e delle nostre ferite.
Quando tutte le parole hanno fallito si sente il bisogno di gridare. Beati coloro che possono gridare così l’intimo del proprio cuore davanti ad un fratello!
Francesco non è forse fratello universale? Anche lui è stato un essere travagliato che ha urtato contro difficoltà esteriori: suo padre, una Chiesa lenta ad evolvere, un mondo ancora sotto il giogo del feudalesimo, e soprattutto i fratelli venuti a dividere con lui il suo ideale.
Difficoltà anche di una cattiva salute e di un cuore angosciato.
Eppure l’immagine che di lui ci rimane è quella di un essere che, più di ogni altro santo della storia, ha realizzato in sé la grande riconciliazione del mondo, un essere per il quale ogni creatura vivente è un fratello: il signor Vescovo, il Podestà di Assisi, i Cavalieri che incontra sulla strada, gli umili paesani, l’asinaio che lo conduce a L’Averna, i briganti che lo lasciano nudo nel fossato, i lebbrosi naturalmente, il Sultano e i suoi teologi, ma anche gli elementi minerali e vegetali della creazione.
Per Francesco, l’universo è un tutto; egli trascina questo tutto nell’incontro con colui che è Bene supremo, Bene Universale, il Dio di Gesù Cristo.
“Ecco che faccio l’universo nuovo”
(Apoc. 21)
L’universo nuovo, è quello che instaura il Cristo risorto, quell’universo dove l’amore trionfa sull’odio, dove la vita trionfa sulla morte, dove il lupo ridiventa frate Lupo.
Togliere le barriere?… Francesco ci mostra che è possibile!
Il pellegrinaggio di Assisi vuol essere un segno, una profezia, meglio ancora, una anticipazione di quell’universo trasfigurato dal Cristo risorto. E noi andiamo ad Assisi perché il nostro cuore brucia di questa speranza
Luis Sankale, 1978
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.16, 1978