Benedetta Coppari ha 22 anni, è nello spettro autistico e da diversi anni frequenta alcuni amici del gruppo della parrocchia dei ss. Martiri d’Uganda a Roma. Con loro e con altri compagni di tirocinio o di associazione, ogni occasione è buona perché il tempo libero diventi un’occasione per sperimentare momenti di autonomia, lontano da casa. A cominciare dalla domenica, inizio della sua settimana. «Vado alla messa delle 10.30, canto e faccio parte del coro. Dopo la messa, stiamo insieme con gli amici. Qualche volta andiamo anche al bar Caffè Dolcezze. Mi prendo la ciambella e la cioccolata e passiamo un’oretta insieme». Quando chiedo a Benedetta se possono venire al bar anche la mamma e il papà – che assistono alla nostra chiacchierata – la risposta non concede dubbio: «No. Sto con gli amici. Mamma e papà è meglio che non vengano perché sto con gli amici». Le chiedo allora che differenza faccia stare con o senza di loro: «Che sono felice. Stare con gli amici e senza mamma e papà mi fa felice». Li elenca per nome e sono anche quelli con cui la domenica pomeriggio si gioca a basket: Annamaria, Roberto, Lorenzo, Margherita, Giampiero, Camilla, Stefano. E per il conto? «Ognuno paga per conto suo. Ho i miei soldi!»

Durante la settimana invece è il martedì il giorno più intenso: dopo il tirocinio, che si raggiunge rigorosamente in autobus, «mi incontro con il mio amico Luca ed altri per mangiare insieme. Ci sono Alessandro e Giulia e andiamo al McDonald o alla Stellina, in zona Garbatella. Ci vediamo a Circo Massimo e prendiamo la metro. Luca lavora al roseto comunale, ci vediamo alle 15 alla fermata. Poi andiamo insieme alla metro e arriviamo a San Paolo o alla Garbatella per un’oretta. Da lì, sempre insieme andiamo a Fuori dal Guscio, dove faccio teatro. E poi vado dalla psicologa». Al ritorno viene papà Marco: si fa buio presto, bisogna aspettare che tornino le giornate più lunghe per rientrare da sola in autobus. «Con Fuori dal Guscio andiamo fuori tutto il giorno una volta ogni due settimane; andiamo al cinema e poi a mangiare a Mamma che pizza, un locale. Una sera siamo andati anche al Colosseo. Andiamo con i pulmini, senza autobus o senza che vengano mamma e papà».

Mamma e papà meglio che non vengano perché sto con gli amici. Che differenza fa? Stare con loro senza mamma e papà mi fa felice

Giorni fa c’è stata invece una novità: un pranzo con il ragazzo, Luca (non lo stesso del martedì!) improvvisato all’ultimo momento. «Mamma non era felice né contenta, non voleva che andassi. Papà poi mi ha dato i soldi. Ho mangiato al bar al parco della basilica, gli gnocchi cacio e pepe. Luca fa tirocinio a Marconi, l’ho aiutato a mettere la borraccia nello zaino. Mi ha accompagnato a casa. Ci vedremo quando torna dalla settimana bianca. Per arrivare ho preso la metro e lui mi aspettava fuori ma non mi vedeva… ci siamo cercati e non ci trovavamo. Gli ho portato un portachiavi a forma di Pikachu, uguale al mio». Benedetta ha una gemella con un autismo più complesso, Camilla. «Per lei – spiega mamma Chiara – non ci sono le stesse opportunità che ha Benedetta. Intanto ha cominciato a frequentare un centro diurno, il Santa Rosa». «Camilla – aggiunge Benedetta accarezzandole i capelli – è andata a fare la spesa al supermercato e a prendere un cornetto al bar». E quando capita di andare tutti insieme? La differenza è abbastanza evidente: «Mi piace lo stesso ma mi diverto di più e sono più felice con gli amici… non mi dicono cosa devo fare!».

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.165

Copertina_OeL_165_2024

 

Quel portachiavi uguale al mio ultima modifica: 2024-06-19T12:12:56+00:00 da Cristina Tersigni

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.