Ora eccolo all’attacco, in una proposta di legge, per una grave discriminazione riguardante, secondo lui, le persone con handicap. Le sue argomentazioni sono di una logica implacabile: perché lottare contro tutte le discriminazioni dopo la nascita e mantenerne una, per di più “mortale” prima della nascita? Come in Francia, la legge inglese permette di abortire fino al termine della gravidanza se viene rilevato un handicap. I feti portatori di handicap in tal modo sono penalizzati rispetto agli altri.
Davanti ai suoi pari, il barone Shinkwin ha reso omaggio al chirurgo – sopravvissuto al nazismo – che da bambino l’ha operato un numero incalcolabile di volte e a sua madre che l’ha cresciuto “senza discriminazioni” rispetto agli altri. Ha ringraziato anche i suoi pari di averlo accolto senza metterlo in disparte. Secondo lui, l’eugenismo prenatale garantito dalla legge del suo paese non proviene da una decisione razionale. E d’altra parte è in totale contraddizione con le leggi votate affinché le persone handicappate abbiano tutto il loro spazio nella società. Ma “l’incoerenza grottesca” che egli denuncia, ha un “impatto tragico” : l’alto tasso di aborti quando si scopre un’anomalia.
La conclusione di lord Shinkwin è avvincente: “Le persone con deficit congeniti sono a rischio di estinzione. Se noi fossimo degli animali senza dubbio saremmo considerati una specie in pericolo. Ma noi siamo degli esseri umani portatori di handicap…”
L’avvocato dei senza voce sarà ascoltato? Tutta una corrente di pensiero internazionale non nasconde di voler sradicare l’imperfezione genetica. Già nel 1978, Francis Crick, uno degli scopritori della struttura del DNA, affermava: “Nessun neonato dovrà essere riconosciuto umano prima di aver passato un certo numero di test relativi alla propria dotazione genetica”. Al prezzo di un radicale verdetto:” Se non supera questo test, perde il diritto alla vita!”
Lord Shinkwin risponde proponendo di posare lo sguardo su di lui. Per il filosofo Emmanuel Levinas, “il viso è ciò che impedisce di uccidere” L’insondabile nobiltà che emana dal fragile viso di Kevin Shinkwin è certamente quella dell’umanità.
di Tugdual Derville (da O&L n.218)
Trad. di Rita Massi
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.140