Nel programma di un pellegrinaggio a Lourdes con Adrien, nostro figlio con disabilità grave, era proposto il sacramento della Riconciliazione. Ci trovavamo in una Cappellina all’interno del Santuario, in un posto molto laterale e confortevole con la moquette per terra, dettaglio che ha la sua importanza perché Adrien e Alessandra, un’altra persona con disabilità grave che partecipava al pellegrinaggio, hanno potuto essere messi a terra quando si erano stancati di stare sulla sedia a rotelle. Dopo un momento di preghiera comunitario, è venuto il momento dell’incontro individuale con il sacerdote, il quale si è rivolto verso di me e mi ha domandato: “Che debbo fare?” – ho risposto: “Penso che tu lo saprai, stai un po’ con loro.”
L’incontro tra Adrien e il prete si è svolto in un dialogo muto. Al momento giusto Adrien si è allungato per terra e, per restare al livello dei suoi occhi, il sacerdote ha fatto lo stesso. Concluso il sacramento della Riconciliazione, il sacerdote ha riconosciuto che in fondo non era stata una cosa complicata. E anni dopo ho saputo che dava testimonianza di questo particolare incontro con altri sacerdoti.
Questa immagine della Chiesa che si allunga a terra accanto a mio figlio gravemente disabile, resta per me un’immagine molto forte. È la Chiesa che si mette al livello di tutte queste persone colpite da una grave disabilità e le ascolta attentamente, anche se dalla loro bocca non esce alcuna parola. E poi è un’immagine di umiltà come quella di abbracciare il suolo e di sottomettersi a tutto il potere di Dio. In fondo la forza dei nostri figli fragili è di portarci ad assumere una postura che non è naturale, è essenziale!
Isabelle (O&L n. 210)
Trad. di Rita Massi
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.139