“Senti, volevo parlarti: ho un’idea che sembra fatta apposta per te!”.
È così che è iniziato tutto, con una proposta buttata là quasi per caso dal nostro padre Valdeci, parroco di San Zenone, un brasiliano trapiantato a Terni a portare un po’ di allegria. Un progetto che, in quel dicembre, ci colse di sorpresa un po’ tutti. Però quando ci illustrò di che si trattava, sembrò a tutti la proposta giusta proprio perché mancava: una comunità formata dai ragazzi diversamente abili (i nostri ragazzi), dai loro familiari e dai loro amici, per condividere insieme gioie, preoccupazioni, risate, dolori e pensieri di questa pazza avventura che è la vita.
Poi una escalation di entusiasmo: la prima riunione tra di noi, con l’aiuto degli amici di Roma, Daniela e Pietro; il primo incontro organizzato anche con il loro sostegno; la scelta del nome “Il Tesoro Nascosto” (perché tutti nascondiamo un tesoro che può far ricchi gli altri); la prima uscita fuori dai nostri confini per l’incontro regionale con gli amici perugini ed assisani; le successive casette con un numero sempre maggiore di partecipanti; la Festa della Primavera organizzata qui da noi… le Messe, il laboratorio ed i giochi organizzati dal giovanissimo trio Valeria, Beatrice e Giulia, le testimonianze, gli abbracci.
E poi Simone che “è una vergogna”, l’entusiasmo di Francesco, la saggezza di Valerio (uno che lavora in banca e gestisce 3 strutture per ragazzi disabili in Toscana…giusto per capire il tipo), la dolcezza di Tommaso e le risate di Matteo, i “cinque” battuti da Samuele (che soffre il solletico come pochi), gli occhioni splendidi di Jacopo, le risposte pronte di Marco, la gioia di noi tutti. La gioia, ma anche il rimpianto per Salvo, vera anima del gruppo che ha scelto di servire il prossimo in altri modi. Tutti splendidamente unici, tutti splendidamente imperfetti e per questo bellissimi, tutti splendidamente fratelli.
Ma cosa ne pensano, alcuni di questi fratelli?
Cosa rappresenta per te Fede e Luce?
Pamela: le prime parole che mi vengono in mente sono gioia e speranza, sia per me che per Jacopo.
Elisabetta: è un evento da aspettare con ansia e da preparare con piacere, perché mi sembra di coccolare questi ragazzi; è un’occasione in cui coinvolgere i loro genitori ed i loro amici, per specchiarsi nei loro occhi e gioire della nostra serenità quando stiamo insieme.
Valerio: Fede e Luce nasce dall’esigenza di alcuni fratelli con problemi fisici e mentali di essere accettati dalla società. Ecco cosa rappresenta per me: un modo di coinvolgere nelle vite delle persone cosiddette “normali” fratelli in difficoltà, mettendoli al centro del gruppo.
Quanto è importante l’elemento religioso in Fede e Luce?
Simona: è fondamentale! Secondo me è il collante della nostra comunità, quel “quid” che ci consente di essere davvero misericordiosi e di sentirci una grande famiglia.
Rosalba: moltissimo! La Fede aiuta in ogni momento della vita, e questo è un percorso di Fede: un percorso in cui possiamo renderci conto di quanto, in fin dei conti, siano questi ragazzi ad insegnare qualcosa a noi.
Serenella e Nando: la Parola di Dio è sempre stata importantissima per la nostra famiglia, e siamo davvero contenti di far parte di una comunità in cui la religione abbia un ruolo così centrale.
Rita: è basilare, perché solo confidando nel Signore possiamo essere in grado di diffondere tra noi lo stesso amore che Lui ci dona.
Qual è il momento più coinvolgente della casetta?
Alessandra e Alessandro: ogni aspetto della casetta è emozionante. Vedere il sorriso dei nostri figli mentre giocano con gli altri ragazzi è una gioia. Questo è davvero un ambiente in cui far crescere i ragazzi.
Giuseppe ed Emanuela: tutti i diversi momenti della casetta sono belli, ma il momento che ci piace di più è la “scenetta”, quando si coinvolgono tutti, grandi e piccoli.
Cosa proporresti per ampliare l’offerta di Fede e Luce?
Fabrizio e Francesca: ci piacerebbe molto uscire al di fuori della nostra Parrocchia di San Zenone, proprio dal punto di vista logistico: ad esempio partecipando ad altri eventi, magari anche a carattere non religioso, proprio per far conoscere il più possibile la nostra proposta.
Emanuela: il polso della situazione sul territorio ce l’hanno i vari parroci. Ecco perché mi piacerebbe sensibilizzare anche gli altri parroci della nostra Diocesi (quella di Terni, Narni e Amelia – ndr), sia andando da loro sia invitandoli ai nostri appuntamenti, per testimoniare il nostro “Tesoro nascosto”.
Cosa hai imparato dal rapporto con i ragazzi?
Beatrice: questi amici mi hanno insegnato che non bisogna temere il giudizio degli altri, e che è davvero terribile avere “pregiudizi” di ogni tipo: tutti siamo speciali, a modo nostro!
Giulia: che, in fondo, loro rendono in amore molto più di quanto ricevono; questa è la cosa più bella: per quante attenzioni, baci, abbracci e sorrisi possa loro rivolgere, con loro mi sento travolta da un affetto incredibilmente più grande.
Padre Valdeci, un commento a chiusura: cosa ti aspetti da questo gruppo?
Brevemente e semplicemente, che continui ad essere ciò che è: luce, sale e lievito. Solo questo.
Enzo e Fabrizio, 2016
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.135