Scrive la giovane mamma di un bambino autistico che non conosce Fede e Luce: “È il dono più difficile che la vita poteva darmi, ma senza chiedere mi dà tanto… Anche se ho avuto un altro destino di mamma, quello che conta è non sentirsi sole mai… Da mamma spero solo che il suo domani sia fatto di persone con un grande cuore”.
Meglio di quanto potrei fare io, esprime così le questioni fondamentali che stanno a cuore a questo giornalino e che animano Fede e Luce e le sue comunità: non fuggire le sofferenze di chi ci è accanto; scoprire che anche chi sembra solo destinato ad aver bisogno di aiuto dà, misteriosamente, più di quel che appare; riconoscere il compito difficile, inatteso, del genitore di un figlio colpito, come dice mons. Brambilla, da una ferita interminabile qual è la disabilità; essere consapevoli del bisogno che abbiamo gli uni degli altri; trovare luoghi e persone che comprendano tutto questo, almeno ci provino, e si lascino muovere-con.
Fede e Luce è fatta di persone che si impegnano ad educare il loro cuore in questa direzione. E che hanno scoperto cose nuove, di sé e di chi vive loro accanto. Così, in questo numero doppio dedicato a Fede e Luce per i suoi 40 anni in Italia e in vista del pellegrinaggio di ringraziamento a giugno, abbiamo provato a raccontare quali cose nuove, quali doni, abbiamo vissuto a Fede e Luce.
Forse non tutti potranno apparire tali. Forse ce ne saranno anche altri che non abbiamo saputo raccontare. Sicuramente il dono più grande sono le 59 comunità sparse in Italia, ciascuna delle quali è brevemente raccontata in ogni pagina del giornalino: gocce certo, ma senza la cui vita e storia anche difficile, il mare che abitiamo sarebbe un po’ più piccolo. Con molta riconoscenza, segnalo la presenza di tre voci esterne a Fede e Luce autorevoli e incoraggianti: quella del Card. Ravasi, di mons.
Galantino e di sr. Veronica Donatello, che ci fanno sentire come anche il cammino di Fede e Luce possa testimoniare il messaggio evangelico. Consapevoli che nel mare in tempesta la paura rischia di invaderci e lasciarci atteriti e soli, sull’onda del tema scelto per il pellegrinaggio, confidiamo in Gesù che continui a venire incontro alla nostra piccola barca, dicendo: “Coraggio, sono Io!”.
Cristina Tersigni, 2015
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.129