Mi è sembrato molto particolare il fatto di avere avuto un incarico di redazione allargata non direttamente dalla tua voce allegra e squillante, Mariangela. Così come nuovo è questo percorso di vita in Fede e Luce, Ombre e Luci, Il Carro senza la tua presenza. Per me e per tanti sei stata luce di riferimento, amica affettuosa e attenta, motivatrice, fonte di idee dirompenti come di riflessioni struggenti, compagna di mille esperienze gioiose, uniche.
Sai bene che uno (tra i tanti) dei miei limiti è la capacità di fare sintesi. Mi è veramente difficile riportare in poche righe le esperienze che come amico di Fede e Luce, responsabile di comunità, volontario e amico del Carro e come tuo amico mi porto nel cuore. Ti assicuro infatti che in ognuna di queste esperienze ho scoperto esserci una tua “cicatrice” che mi ha cambiato forse in modo che neanche tu puoi renderti conto.
L’incontro (con Fede e Luce, con il Carro, con una nuova vita)
Siamo nel 1995. Ero in un momento un po’ di difficoltà e di verifica “esistenziale” e decisi di affidarmi a un anno di servizio civile al Carro.
Mi aveva portato in quella casa-famiglia e in contatto con Fede e Luce l’amicizia con Lalla (una delle tue tante nipoti) che mi aveva raccontato questa grande avventura iniziata grazie a te e pochi altri in Italia. La condivisione in comunità al Carro e i racconti di Matteo (altro tuo nipote) su quegli anni “eroici” dell’inizio, della fondazione delle prime comunità delle prime esperienze di campo mi avevano aiutato a pensare a “questa Mariangela” come una figura di riferimento, una celebrità.
Avevo accompagnato i ragazzi del Carro per la partenza verso Assisi, pellegrinaggio nazionale 1995, e ti incontrai per la prima volta ai piedi del pullman. Capelli bianchi che più bianchi non si può, occhio pungente e sorriso disarmante “Tu sei il famoso Filippo?”… Come scusa? Famoso, io? Eh no, sei tu che abbiamo appena detto che sei una celebrità di Fede e Luce… Ecco subito mi hai spiazzato ribaltando la mia percezione, vedendo dettagli che spesso agli altri sfuggivano, sorprendendo per la tua semplicità e capacità di puntare al sodo.
Quel 1995 per me è stato certamente un anno di svolta, ho trovato nuovi stimoli, ho capito quali erano le cose più importanti della vita, ho iniziato a sentirmi in “comunità” con tante persone alla ricerca di cose semplici e importanti: amicizia, accoglienza, condivisione, gioia.
Lo sguardo e il sorriso
La cosa che ho sempre ammirato di più è il modo che avevi di mettere a nudo le persone, aiutarle a mettere via l’armatura di difese e luoghi comuni che impedivano la relazione sincera, la conoscenza più vera. Eri capace di farlo allo stesso modo con noi amici, con i genitori e soprattutto con i ragazzi. Quando li chiamavi al centro del cerchio, il tuo modo di guardarli e sorridere riusciva a creare momenti di vera condivisione anche con chi non sapeva parlare o non voleva comunicare con il mondo esterno. Sapevi far sentire importante e al centro dell’attenzione anche chi normalmente era messo o si metteva in disparte. Tutto senza grandi parole ma con la voce, lo sguardo, il sorriso. In una parola: il carisma.
La testimonianza
Non ti ho conosciuto nella veste di fondatrice della comunità, di responsabile nazionale, di mamma di Chicca, di iniziatrice dei campi. Ti ho conosciuta con i capelli bianchi, senza incarichi in Fede e Luce e come amica “storica” della comunità nel momento in cui S.Silvia era piuttosto in difficoltà e Valentina, qualche altro amico e poi anche io, ci siamo trovati a “guidare” una transizione rinnovando forse gli stili e inserendo qualche modalità nuova nello stare insieme e nel fare comunità.
Di quel mio inizio, la cosa che mi ha conquistato siete stati proprio voi storici componenti della comunità: mamme, papà, amici e l’entusiasmo e la gioia che portavate nel condividere quanto, a volte anche goffamente, proponevamo noi nuove leve, dalla gara di cucina, ai momenti di scambio, dalle gite fuori porta, ai mimi del Vangelo. Senza nessun giudizio, senza nessuna pretesa di insegnare dall’alto della vostra esperienza, con assoluta fiducia e volontà di partecipazione al proseguimento di una storia così bella e importante.
Spesso mi sono sentito bloccato dal giudizio degli altri o da altre sovrastrutture; Fede e Luce ogni giorno mi insegna quanto sia più importante vivere il presente, godersi il momento di amicizia in pieno, abbandonarsi a quanto ci chiede la comunità. In questo ho avuto, oltre a te, tanti maestri di vita che voglio citare: Maria Stella, Italia, Palmina e Agostino, Lucia e Vittorio, Italia, Rina e Antonio, Corona, Titti. Con te e insieme a loro ho imparato tanto, grazie!
Compagni di bicchiere
Sto diventando un po’ troppo serio e celebrativo… non credo ti farà troppo piacere visto come eri fatta! Bè, allora ricordiamo un po’ anche le tue debolezze. Uno dei fattori che ha contribuito a creare una relazione personale con te è stato il fatto che sei sempre stata nella mia catena telefonica. Quella telefonata è sempre stata anche occasione di qualche pettegolezzo, commento colorito o qualche risata anche un po’ fuori dalle righe. Spesso concludevi “il vino chi lo porta?”. E a casetta mi venivi vicino “che hai portato il tuo vino…quello di tizio non si può sentire!” e giù risate. Una delle ultime volte che ci siamo visti al Carro mi hai confessato “Mi piacerebbe tanto venire a fare due risate dagli Ascenzi”.
Mi piace pensare di essere stato per te un amico a volte disordinato e confusionario ma … allegro!
Guardare sempre oltre…
Spesso ti abbiamo coinvolto in equipe allargate per dare un senso al nostro cammino, un’impronta di approfondimento e riflessione sulla comunità.
Noi venivamo da te per fotografare le difficoltà quotidiane, per condividere la fatica nel portare avanti le iniziative e per contare le poche forze che avevamo. Tu, in tutta risposta, parlavi e pensavi da altre prospettive, non ti interessava mantenere o tamponare ma rilanciare sempre, andare oltre…”Bisogna coinvolgere nuove famiglie”, “Ho sentito un caso di un ragazzo qui vicino che bisogna andare a conoscere”…di nuovo spiazzante! Noi ci lamentiamo di non avere le forze per portare avanti la comunità e tu ci dici di allargare le accoglienze?
Solo oggi forse inizio a capire che avevi ragione davvero e che provavi a trasferirci la tua missione: non fermarsi, conoscere, condividere con più persone possibili la ricchezza dell’esperienza di Fede e Luce.
I nostri ragazzi
È perfino superfluo ricordare chi era al centro della tua attenzione, del tuo carisma, della tua vita: “I nostri ragazzi”…li sentivi davvero come tuoi un po’ come impara a fare ognuno di noi che ormai fa parte di questa famiglia allargata. Un anno, decidemmo insieme di impostare come filo conduttore il tema del “Dopo di Noi”. Per me è stata una delle esperienze più importanti a Fede e Luce e di grande avvicinamento con le famiglie della nostra comunità. Promuovemmo almeno quattro incontri in cui parlare solo con i genitori di cosa sarebbe successo dopo.
Tu eri ferma, decisa e come sempre convincente nel parlare di come “I nostri ragazzi hanno bisogno di trovare una loro autonomia, soprattutto quando noi mamme o papà siamo ancora in vita, in grado di ospitarli a casa il week-end, in grado di andarli a trovare”. All’epoca solo Corona, tra i genitori della comunità, aveva fatto questo passo con Paola e condivise che dopo lo smarrimento iniziale era una scelta che viveva in modo positivo. Ricordo invece lo sgomento degli altri genitori alcuni dei quali dicevano sinceramente “Ma io, senza di lui a casa, cosa faccio?”. Mi fa piacere constatare che, ora che purtroppo molti di loro non ci sono più, i loro figli hanno trovato quell’autonomia al Carro.
Mi si è rotto qualcosa dentro
Dove trovavi quel fuoco, quella passione, quell’energia? Ho avuto l’opportunità di sentirti raccontare la tua esperienza a Lourdes.
Raccontavi di come eri partita prevenuta, di come avevi dentro una gran rabbia da sfogare da mamma in cerca di risposte, di come a Lourdes tu portassi molta più negatività che speranza. Poi “qualcosa si è rotto dentro”, hai capito che dovevi trasformare quella rabbia in passione per gli altri con storie vicine alla tua, quella sete di giustizia in energia positiva.
Tutto questo hai saputo farlo uscire da te e condividerlo con gli altri, trascinare chi incontravi con quella forza che molti di noi hanno sperimentato. Ti ho conosciuta 25 anni dopo quella tua esperienza di conversione, ti ho frequentato per altri 20 e posso testimoniare che quella sorgente di vita e di speranza non si è più inaridita.
“Dovete imparare anche voi!”
Spesso ti abbiamo chiesto di raccontare, testimoniare, aiutarci a condividere… L’ultima volta che mi è capitato di chiedertelo rispondesti “Vengo volentieri, ma dovete imparare anche voi!”.
Nei campi, nei week-end, ai pellegrinaggi o alle giornate di chiusura dell’anno si vive il momento dell’invio. Credo fortemente che il tuo invito alla grande famiglia di persone che ti hanno conosciuto sia proprio questo “Imparate anche voi!”, un invito a proseguire e rilanciare quanto tu ci hai mostrato con la tua vita: dedicare la propria vita a un’idea e una missione per gli altri, farsi coinvolgere da chi abbiamo intorno, saper far parlare prima il cuore, cercare la semplicità, trasformare la rabbia in passione e speranza, volere bene anche a chi è tanto diverso da noi, aprire strade nuove senza paura, uscire dai binari della propria “normalità”, saper chiedere aiuto agli altri, guardare sempre oltre la quotidianità, costruire vere comunità d’incontro e di vita, saper osservare e valorizzare i piccoli, testimoniare la gioia e la bellezza di Fede e Luce.
Un invito molto impegnativo, stimolante e coinvolgente che ci porta a mettere tutte le nostre energie verso il futuro, la speranza, la voglia di rilanciare e condividere quanto di bello e importante abbiamo vissuto a Fede e Luce e a cui rispondere, come già ti abbiamo scritto nella preghiera con cui ti abbiamo salutato insieme l’ultima volta, Grazie e ti vogliamo bene!
Filippo Ascenzi, 2014
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128