Che posto ha l’umorismo nella vostra famiglia?
Mi sembra che l’umorismo o almeno il ridere ha sempre avuto posto nella nostra famiglia e mi pare ancora di più dopo la nascita di nostro figlio.
L’umorismo ci ha fatto prendere le distanze rispetto a ciò che vivevamo, liberando il riso di cui avevamo bisogno per sfuggire ogni tanto alla realtà dell’handicap. Come un respiro profondo che evita l’asfissia e che permette di ritrovare le forze. Questo modo di trattare alla leggera cose gravi o pesanti ci ha permesso di non rinchiuderci in noi stessi, di mettere un po’ a distanza la sofferenza, di decomprimere semplicemente. L’umorismo non è legato per forza alla gioia, ma non è separabile dal comico, da cui proviene il suo aspetto terapeutico. Il riso libera le tensioni, lo stress, le angosce. È universale e comunicativo. Con Sebastiano ci ha aiutato spesso a trasformare una certa inerzia legata alla sua lentezza, dai suoi rituali, inconfondibili, dalle difficoltà di comprensione.

Riuscite a ridere con Sebastiano del suo handicap?
È successo qualche volta… per farlo reagire su se stesso, per fargli prendere un po’di distanza dalle sue piccole “manie”, ma è un terreno delicato che facilmente può ferire. Tutto sta nel modo di fare… Sebastiano, a causa di apnee che possono sopraggiungere durante il sonno, da un po’ di anni, è obbligato a portare una maschera sulla bocca e sul naso per essere collegato ad una macchina.
All’inizio non è stato facile da accettare, ma con lui abbiamo potuto ridere paragonandolo al suo supereroe Spiderman che aveva anche lui una maschera. Credo che questo l’abbia aiutato a sopportarla meglio!
La difficoltà ad esprimersi oralmente ed a farci capire certe parole con tutta la pazienza di cui è capace, ci hanno portato a veri scoppi di risa anche in un cerchio familiare allargato a cugini della sua età! È così bello vedere questa complicità con delle persone che sanno amarlo così com’è, nonostante il suo handicap. Sebastiano è capace di ridere, di avere scoppi di risa, ha senso dell’umorismo… non lo credevo possibile. È una grande gioia per noi ridere con lui.

Quali sono i limiti da non superare?
È certo che non si può ridere del fatto che sia handicappato. L’handicap di certo resta inaccettabile, ma si può aiutare la persona che ne è colpita a viverci “bene” insieme, a oltrepassare certe difficoltà che gli sono proprie, che a volte gli impediscono di progredire, di essere più libero.
Abbiamo “lavorato” con lui tramite l’umorismo su alcune stereotipie gestuali (come quella di agitare per ore un ramo o una cordicella) o su alcune cose che lo affascinavano (per esempio dei getti d’acqua) e poco per volta è riuscito a prendere le distanze nei confronti di questi aspetti dell’handicap che lo “isolavano”.

Rispetto all’handicap di vostro figlio c’è stata un’evoluzione dell’umorismo o della voglia di ridere di certe situazioni?
Penso di sì, ora è più facile rispetto a quando era piccolo. Eravamo ancora molto colpiti dall’handicap, allora Sebastiano era bambino molto agitato. Da allora è molto cambiato. È diventato calmo e posato e, entro certi limiti, ha preso coscienza del suo handicap. Con l’umorismo è riuscito a prendere le distanze in rapporto a se stesso.

Un aneddoto che vi ha fatto particolarmente ridere in famiglia con Sebastiano?
Sebastiano è molto goloso. Un giorno, alla fine di un pranzo, erano rimasti nella scatola due gelati e lui cercava di servirsi di nuovo. Come spiegargli che per la linea non è bene mangiare troppi gelati? Gli prometto di tenere in serbo quei due gelati per un prossimo pasto; per convincerlo vado a cercare un pennarello e scrivo sulla scatola: “Sebastiano venerdì…” promettendogli così che i due gelati erano riservati a lui per venerdì e che nessuno li avrebbe toccati fino a venerdì! Accetta lo scambio.
Qualche giorno dopo a cena ci sono fagiolini che lui non ama molto e continua a tenerli lì davanti senza mangiarli. Ad un tratto, senza dire niente, si alza, va nella sua camera, cerca un cartoncino e una matita e scrive: “ Sebastiano, venerdì!” e porta tutto nel frigo…

Intervista di S.R., 2014

tratto da Ombres et Lumiere n. 192

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.127

Umorismo e handicap un terreno minato ultima modifica: 2014-09-29T09:40:49+00:00 da Redazione

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