L’Associazione, nata nel 1903 per accompagnare i malati a Lourdes e negli altri santuari internazionali, da sempre cerca di percorrere tutte le strade che mettono le persone sofferenti nella condizione di vivere e incontrare pienamente il Cristo redentore.
Questa volta l’attenzione si è focalizzata sull’arte floreale per la liturgia, nella convinzione che anche questa modalità espressiva possa contribuire a rendere le persone disabili maggiormente partecipi e attive nella celebrazione, accompagnandole lungo il sentiero della via pulchritudinis a cui Papa Francesco ha fatto riferimento nella recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium.
Il progetto ha visto coinvolte persone disabili, con handicap fisico e/o mentale, provenienti da ogni parte di Italia alle quali è stato proposto di partecipare ad un corso residenziale strutturato in tre livelli, ciascuno dei quali sviluppato in quattro giornate. In ogni giornata i volontari dell’Unitalsi hanno presentato ai partecipanti la realizzazione di una composizione floreale, partendo dalle prime tecniche elementari per poi arrivare a realizzazioni più complesse e prendendo spunto dai versi della Scrittura, della poesia e della letteratura; difatti, il titolo del Progetto intende fare riferimento da un lato al materiale floreale e vegetale utilizzato (i germogli appunto) e dall’altro ai partecipanti – spesso etichettati come diversamente abili – che prendono ispirazione dai versi prima di cominciare i loro lavori floreali (da qui la scelta della parola diversi). Dopo aver assistito alla dimostrazione ciascuno, secondo le proprie capacità, ha realizzato la propria composizione floreale.
Accanto alla fase realizzativa è stata offerta una base formativa con brevi cenni di botanica, di teoria del colore e alcune indicazioni liturgiche al fine di valorizzare i propri lavori e collocarli adeguatamente nello spazio celebrativo. Alla decorazione floreale è stata inoltre affiancata quella della ceramica, consentendo così alle persone diversamente abili che incontrano maggiori difficoltà in tale attività, di partecipare ugualmente, attraverso l’arte della ceramica, al percorso di inclusione sociale e lavorativa offerto dal progetto. I versi e i testi liturgici che hanno ispirato le composizioni floreali hanno poi ispirato le decorazioni su ceramica.
Il progetto “Germogli diversi” è stato avviato il 3 settembre 2012 e si è concluso il 31 agosto 2013. Vi hanno partecipato 70 persone provenienti da tutte le Sezioni Unitalsi distribuite in 3 gruppi di lavoro in considerazione della loro provenienza in Centro Nord, Centro Sud e Centro; il presupposto di questa iniziativa consiste nel valorizzare la valenza terapeutica dell’arte floreale proponendola, inoltre, come un’opportunità professionale per i giovani disoccupati e disabili, nonché come possibilità d’impiego del tempo libero per tutte le persone che vi partecipano in particolare se anziane. Coloro che hanno partecipato al progetto “Germogli diversi” hanno avuto l’opportunità di sviluppare le proprie abilità manuali e creative, divertendosi ed esercitando tutti i sensi ed hanno appreso le tecniche che li rendono capaci di trasmettere le competenze acquisite, assicurando un trasferimento di sapere e di conoscenze.
L’arte floreale offre a chi ha partecipato al progetto una prospettiva di lavoro presso aziende già esistenti nonché la possibilità di aprire un’attività propria o partecipare all’Associazione Culturale “Germogli diversi” culmine del progetto. Difatti, al termine del progetto – in data 6 settembre 2013 – è stato costituita una associazione culturale chiamata “Germogli diversi”, con l’obiettivo di spendere, ove possibile, le competenze acquisite anche in ambito lavorativo; peraltro la costituzione di una associazione culturale era espressamente prevista nelle fasi di attuazione del progetto “Germogli diversi”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
L’Associazione non ha fini di lucro: il suo scopo principale consiste nel promuovere attività culturali, artistiche e ricreative, contribuendo in tal modo alla crescita culturale dei propri associati e una più completa formazione umana e sociale; in particolare, l’Associazione “Germogli diversi”, si propone di essere una realtà culturale presente come fonte di idee, progetti, scambi e rassegne nei settori dell’artigianato, teatro, danza, musica, arte floreale, ceramica ed arti visive in genere, operando nell’ambito sociale per l’integrazione delle differenti abilità. Rimane ora da considerare alcuni aspetti di questo progetto al fine di coglierne il suo senso profondo e il legame col servizio verso le persone disabili.
Una bellezza “disabile”? Partecipare alla celebrazione liturgica significa fare esperienza della Bellezza divina, una bellezza che interroga il fedele affinché possa riscoprire e riconoscere sul suo volto le tracce di quel Creatore che con generosità ha plasmato quanto era molto bello (cf Gn 1,31). Ma come convincersi di ciò quando alcuni tratti vengono etichettati come “difetti” rispetto ad uno stereotipo comunemente accolto come “bello”? La Bellezza divina che ogni celebrazione vuole comunicare attinge direttamente alla fonte autentica, quella misteriosa e ineffabile che non ha disdegnato sputi, oltraggi e lacerazioni e che, quando si manifesta, spesso denuncia i limiti dei nostri parametri, lasciandoli apparire come sballati e scriteriati. Tutta la creazione partecipa alla celebrazione e tutte le creature hanno un ruolo nella celebrazione; se dunque l’arte floreale per la liturgia vuol essere un canale per favorire tale accesso a ciascuno, non può certo disdegnare o escludere quelle disabilità che lungi dall’essere un impoverimento o un abbassamento del livello estetico, al contrario rendono piena la partecipazione stessa.
Una Bellezza “educante”. L’arte floreale per la liturgia non insegue semplicemente la perfezione tecnica e compositiva, semmai intende riflettere la Parola che il Signore rivolge in ogni celebrazione, evocando quelle “epifanie della bellezza” a cui Giovanni Paolo II faceva riferimento nella Lettera agli artisti.
L’arte floreale per la liturgia contribuisce a rinnovare quell’impegno a rispondere con bellezza alla disperazione del mondo e alla sfiducia nelle relazioni: la persona disabile non è soggetto passivo, spettatore di un’azione liturgica celebrata da altri a prescindere dal suo contributo; la sua presenza rammenta invece l’ineliminabile tratto sofferente dell’unico volto Cristo; il fratello disabile è soggetto attivo perché membro a tutti gli effetti del corpo ecclesiale e protagonista di quel contributo – ad esempio la composizione floreale – che la sua condizione gli consente (cf Rm 12,4-5). L’arte floreale per la liturgia è per sua natura apertura alla diversità, è ricerca, apprezzamento e valorizzazione di diversi colori, forme e profumi che il creato dona, è combinazione armoniosa del materiale floreale e vegetale che la natura con tanta abbondanza offre.
Una Bellezza “terapeutica”. La Scrittura testimonia come il passaggio del “più bello tra i figli d’uomo” (Sal 44,3) nelle pieghe della nostra storia è esperienza che rimargina e sconfigge le ferite dell’anima e del corpo; la Chiesa, in quanto comunità sanante, è il prolungamento della sua mano e annuncio di una bellezza che donandosi mai si esaurisce. L’arte floreale è terapeutica tutte le volte in cui dispone il fedele – in particolare quello malato, disabile, sofferente – in una dimensione celebrativa che dice la transitorietà della sua sofferenza e già gli lascia pregustare la meta del suo pellegrinaggio, indicandogli l’incontro Gesù, Bellezza che tutto sana; ma è ancora terapeutica quando rende il fratello disabile consapevole della natura circostante, natura molteplice e variegata, così gradita e voluta dal Creatore, natura che certamente interroga e suscita a volte dubbi e perplessità, ma sempre riconduce alla speranza quando orienta lo sguardo verso Colui da cui tutto proviene e verso cui tutto tende (cf Ap 21,6).
Don Danilo Priori, 2014
Vice assistente ecclesiastico nazionale Unitalsi
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.125