Viola è felice. Il caldo ancora tarda a venire, ma la scuola si appresta ad avviarsi al suo ultimo periodo dell’anno, quello in cui c’è un’aria più rilassata, quasi di festa per le vacanze imminenti. Ma Viola è felice anche perché le sembra che finalmente le persone attorno a lei e alla sua sorellina abbiano trovato il modo per ascoltarle e comprenderle entrambe, ognuna con le sue particolarità. Mimosa è così bella, e così accolta. Innanzitutto in famiglia.
Per questo Viola è rimasta colpita da una notizia che ha sentito per caso alla radio, un pomeriggio in cui Stella, la mamma di Bianca, le stava portando a musica in macchina. Si raccontava una storia che era triste e bella allo stesso tempo. Diceva infatti la voce che nelle Filippine vivono oggi molti disabili fisici e mentali, tanti adulti e tanti bambini, la gran parte dei quali è rifiutata, innanzitutto dalle famiglie che, vergognandosene, li rinchiudono in casa.
“Segregati” ha detto la giornalista alla radio, aggiungendo poi “obbligati in situazioni di quasi prigionia”, e allora Viola ha capito meglio. La mamma di Bianca stava per cambiare canale (sa di Mimosa, chiaramente, e secondo Viola non voleva incupirla), ma poi è arrivata la parte bella della notizia, e fortunatamente Stella ha cambiato idea.
A Manila, infatti – ha proseguito la radio – vivono sette suore. Appartengono all’ordine della Carità di Sant’Anna (ma Anna non era la mamma di Maria, colei che – come ha visto Viola in un disegno bellissimo – le insegnò a leggere?), e hanno aperto – ormai dal 1994 – una casa che si chiama Elsie Gaches. Più che una casa, un villaggio – pensa Viola: aiutate da 170 collaboratori, infatti, le religiose vivono con quasi seicento disabili. La maggior parte di loro sono stati abbandonati, alcuni raccolti per le strade, tutti provenienti da famiglie molto povere che non sapevano “come gestirli”.
Il lavoro è tantissimo. L’istituto, l’unico del Paese asiatico a occuparsi di persone diversamente abili, ha grande interesse per l’istruzione: i numeri e l’alfabeto sono la chiave per dare dignità ai piccoli e ai grandi accolti, è lo slogan delle religiose.
Viola ha quasi un moto di solidarietà per questa ennesima enfasi sulla scuola (ma perché gli adulti non parlano d’altro?). Poi però ripensa all’altro giorno, quando ha visto Mimosa accarezzare il dorso dei suoi libri nella libreria bassa della loro camera. Secondo lei, Mimosa diventerà una lettrice felice. Del resto, se anche non riuscirà mai a imparare a comprendere il senso e l’ordine delle parole scritte, sarà lei, Viola, a leggerle tutte quelle meravigliose storie. Perché, sì, in fondo la scuola a qualcosa serve (e le sorelle anche!).
Giulia Galeotti, 2013
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.122