“Qualche volta la forza di volontà riesce a cambiare le cose più in fretta di quanto crediamo” (Puccio).
Mary Cruz racconta, nel libro “Salve sono Puccio”, la breve, intensa vita del suo primogenito, colpito dalla distrofia muscolare .
È un testo sereno, pieno di vitalità. L’autrice non fa trasparire la sofferenza: Puccio del resto glielo avrebbe impedito! Narra la nascita di Puccio, poi la scoperta della malattia, i rapporti con i fratelli e con gli altri, le cure, la UILDM, i vari passaggi dell’inserimento scolastico, l’università, i viaggi, fino alla realizzazione dei suoi sogni in ambito teatrale… Il tutto senza dimenticare il suo impegno sociale, la sua attenzione agli altri, le sue molteplici iniziative, la sua partecipazione attiva nella UILDM, a Telethon e all’EAMDA (Associazione Europea per le Distrofie muscolari)… Una vita normale, vissuta da un ragazzo speciale, in una situazione speciale! Puccio era sicuramente molto dotato, intelligente, creativo, determinato: la specialità della sua vita è data dall’aver perseguito i suoi obiettivi nonostante gli ostacoli. Nel leggere il libro non sempre ci si rende conto delle sue effettive difficoltà fisiche. L’autrice riporta “anche numerose testimonianze delle persone vicine al figlio, lascia spesso la parola agli amici, ai fratelli, agli assistenti, alle tante persone che lo hanno incontrato e conosciuto nell’arco dei suoi trentacinque anni. Si tratta di testimonianze affettuose, genuine, talvolta ‘ironiche, sempre serene.
Il testo è intercalato dalle “conversazioni” che la madre intrattiene con il figlio, presso la sua tomba: sono dialoghi semplici, confidenziali, fatti di vita quotidiana, anche di piccole cose, dove non emerge il dolore, ma intimità, come quella che rimane tra una madre e un figlio che ha bisogno di essere preso in braccio anche da grande, un figlio che non sembra essere andato via!
La storia di Puccio è quella di una vita “presa sul serio”, narrata con serenità quasi con leggerezza e secondo le parole della madre “quella stessa serenità e leggerezza che lui trasmetteva e con la quale abbiamo convissuto sempre. Non narra dei sacrifici di una madre; infatti né madre, né padre, né fratelli hanno mai sacrificato niente, hanno vissuto come chiunque altro avrebbe fatto nel loro caso, ricevendo da lui grandi soddisfazioni.”
La specialità della vita di Puccio è che non appare come una sfida continua alla malattia, ma come una vita vissuta intensamente da una persona molto intelligente, allegra, estroversa che oltre ai normali ostacoli che la vita ci pone davanti, ha dovuto condividere quotidianamente la sua esistenza con un ostacolo in più.
Mary Cruz ha voluto narrare la storia di suo figlio non solo per far conoscere e perpetuare una persona di grande personalità, ma anche per far capire che si possono realizzare i propri sogni, si possono perseguire i propri obiettivi in qualsiasi circostanza con caparbietà e convinzione, come Puccio ha dimostrato.
Rita Massi, 2011
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.113