È bello questo da un lato, ma c’è il rovescio della medaglia…
Penso che tuo fratello faccia fatica ad inserirsi nella società, a trovare un lavoro adatto a lui, e a vivere fuori dalla famiglia.
Ci sono poi dei luoghi dove tuo fratello potrebbe trovare il suo posto, come nei gruppi di teatro integrati, in un club del CAI, in una corale di parrocchia… Ma l’essenziale non ti sembra che sia quello di dialogare e di riflettere con lui su cosa vuol dire essere Down, avere una trisomia 21 e le conseguenze di ciò? Questo per aiutarlo a non subire soltanto il suo handicap con rabbia e tristezza, ma ad accettarlo, ad accoglierlo perfino, con amore, scoprendo dietro l’handicap la sua vera persona, intima e profonda, il suo cuore capace di amare.
Amare chi si è: “Sono ciò che sono, con le mie debolezze, le mie forze, con ciò che è unico e diverso in me”.
“Giulio, mio fratello Down di 25 anni, rifiuta di entrare in una comunità F. e L., dichiarando: “È per gli handicappati”. Che cosa rispondergli?”
Questa accoglienza ammirevole di sé, degli altri, comincia in famiglia, nel quartiere, nella parrocchia, a scuola… e infine attraverso tutta la vita.
Accettare di essere diversi, con i propri limiti e le fragilità, richiede tempo e esige un buon accompagnamento. Chi potrebbe aiutarti a fare ciò per tuo fratello?
All’Arca come a Fede e Luce, la differenza tra una persona disabile egli assistenti o gli amici è visibile, a volte troppo accentuata. Questo ha vantaggi e svantaggi: si può chiudersi nel proprio handicap o si può negarlo.
Nella società la situazione è complessa: come può tuo fratello accettarsi come diverso se molti non l’accettano come tale?
La mia speranza è ch’egli trovi un gruppo di amici dove possa essere contento e fiero di essere ciò che è: un figlio di Dio e un essere umano più bello di quanto crede.
Questo richiede una parola vera che non evita le sofferenze (appannaggio di ogni persona) per effettuare il passaggio da una vita sognata e idealizzata all’accoglienza della realtà con tutto ciò che è bello e penoso.
Per noi tutti, la pace del cuore si sviluppa in questa accoglienza del reale e nel modo in cui impariamo a vivere attivamente, gioiosamente e con saggezza.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.113