«Energia sincera» quella sprigionata dalle opere dei Laboratori d’arte della comunità di Sant’Egidio, secondo il commento di Paolo Virzì alla presentazione ufficiale della mostra DIS Integration. Un’energia che, secondo il regista toscano, «proviene dal profondo del mistero dell’umano»: da «collega» – quale si sente rispetto agli artisti le cui opere sono esposte presso l’Aula Magna dell’Università Roma Tre fino al 16 dicembre – ha saputo pienamente cogliere la necessità di un incontro con un’espressione artistica dallo sguardo diverso, motivo e frutto di quei laboratori.
Nei Laboratori d’Arte di Sant’Egidio le opere nascono attraverso un percorso particolare: si scelgono dei temi sociali e politici di attualità e impatto sulla vita di ciascuno (le migrazioni, la guerra, le discriminazioni, l’accoglienza, l’integrazione, le disuguaglianze…). Su quei temi si legge e si discute insieme. I laboratori, una decina a Roma, sono frequentati da persone con disabilità (gli amici di Sant’Egidio) e volontari della comunità, una volta a settimana. Nei locali in cui si svolgono, spesso si propongono anche altri tipi di attività come la preparazione dei pasti per le persone senza fissa dimora, oppure laboratori musicali. Il collettivo artistico, dopo aver maturato una riflessione e una consapevolezza nuova su quei temi, si impegna sulla realizzazione di un’opera che li rappresenti affinché lascino emergere emozioni e pensieri nello spettatore. Gli artisti, individualmente e collettivamente, utilizzano tecniche che si confanno ciascuno alle proprie possibilità; tecniche molto creative e moderne, che permettono di esprimere un pezzo di quell’infinito mistero.
Le opere raccontano la società, le contraddizioni e le fragilità che la attraversano agli occhi di chi vive già una fragilità nella propria vita. Si è unito loro anche Cesar Meneghetti – artista internazionale che ha già collaborato con i laboratori per mostre precedenti e ha dato il nome al percorso realizzato – che ha creato una video-installazione artistica dove mette in evidenza «quel dialogo che libera dal silenzio», nelle parole degli artisti su di sé e sui temi della mostra.
Interessanti anche i luoghi scelti per l’esposizione della mostra, fuori dai classici circuiti artistici ma in grado di intercettare e accogliere un pubblico molto più variegato: i nuovi locali dell’Aula Magna di Roma Tre (che festeggia trent’anni di vita) a parte il neo della chiusura nei fine settimana, sono in grado di dare grande luce e risalto all’allestimento espositivo.
Un percorso da visitare, per aprire il nostro sguardo con altre prospettive, consapevoli di partecipare ad un processo che ci include e include come solo la vera arte può fare.
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