E già ti sento — come facevi altrettanto spesso —mormorare, schiva di ogni complimento o ringraziamento, “Non ho alcun merito, mi fa piacere fare un piacere!”.
Da quando nel lontano ’74 ci siamo conosciute e ci siamo mobilitate per fondare Fede e Luce, di piaceri, servizi, visite, corse, accompagnamenti, accoglienze, ne hai prodigati a larghe mani, a persone a te note, a genitori sconosciuti, chiusi nelle loro case; a bambini e ragazzi disabili, così semplicemente, senza ricompensa se non la loro gratitudine.
Dicevi ancora — quando le tue domande sulla Fede e sul perché della sofferenza erano occasioni di lunghe discussioni, e non c’era modo di arrivare a un qualche chiarimento definitivo quale il tuo fine raziocinio richiedeva, — “Cosa vuoi, io l’unica cosa che capisco di questo Mistero, come tu lo chiami, è che per me il Vangelo si riassume nel fare un “servizio” a chi ne ha bisogno”.
I tuoi servizi non erano piccoli doni. Quante volte ci siamo trovate di fronte a “casi” così drammatici, da farci cadere la braccia tanto sembrava impossibile trovare una via d’uscita. E allora via, con la tua macchina in giro per Roma e per l’Italia, senza risparmio, per cercare un posto’che accogliesse un ragazzo difficile; o per trovare una sistemazione provvisoria per far sì che una mamma si potesse operare o un posto di vacanza per un ragazzo per permettere alla famiglia di riposare un po’ di giorni. E quante volte ti ho visto accogliere per un week end in casa tua il figlio turbolento di genitori arrivati all’esasperazione.
Troppo lunga da raccontare la tua dedizione intelligente, fine, delicata; il tuo ascolto attento e caloroso; il tuo spenderti senza limiti per chi amavi e per chi non avevi visto mai; il tuo elenco quotidiano di “casi difficili” che ti arrivavano da ogni parte, e che riversavi con impazienza nel nostro povero ufficio di Ombre e Luci che hai riempito di colore e di allegria con la tua quasi quotidiana presenza.
Ho accanto a me un cestone di vimini che mi hai regalato per una mia festa. In questi lunghi giorni della tua malattia che hai portato con silenziosa dignità e fierezza, l’ho visto riempirsi a non finire di tutti i tuoi variegati doni. Con il pensiero, quando ho saputo che stavi per partire, te l’ho mandato, perché tu lo potessi presentare a quel Buon Dio che ti avrà accolta fra le sue braccia con l’amore ancora più grande di quello che tu hai saputo offrire ai suoi piccoli e ai loro genitori.
Mariangela Bertolini, 2006
Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.
Tutti gli articoli di Mariangela
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.96
Sommario
Editoriale
Cara Nicole di M. Bertolini
Come se fosse la cosa più normale del mondo di E. Bertolini
Il Bambinello di Marija di S. Sciascia
Alzheimer: Convivere con l’insensatezza
Il passato perduto per sempre di M. Martelli
Il grande amore di sua sorella Marta di V. Giannulo
Sto diventando più umano di Jean Vanier 15
Patologie disabilitanti nell'anziano di Cristina Lo Iacono 16
...ma soprattutto è mio Nonno di Laurea Cattaneo
Così lontani e così vicini di Manrica Baldini
Ancora, sempre per mano... di Laura Broccoli
Con tutte le mie forze - Special Olympics Youth Games di Huberta Pott
Altri articoli
Il Bambinello di Marija di S. Sciascia
Dialogo aperto
Libri
In gita per il calendario! di G. Felici
Re 33 e i suoi 33 bottoni d'oro, Claudio Imprudente
Il re del mercato, G. Bernasconi
L'ardimento, Stefano Zurlo
Don zeno: obbedientissimo ribelle, Fausto Martinetti