Parliamo di lavoro… e più precisamente di un nuovo quaderno dell’AIPD – Associazione italiana persone down, dedicato all’inserimento lavorativo delle persone con sindrome di Down che offre in modo chiaro e sintetico una serie di intormazioni utili per aziende, lavoratori e famiglie.
Le autrici, Alessandra Buzzelli e Anna Contardi, ricordano per prima cosa che la Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha finalmente recepito il principio del “collocamento mirato” che prevede incentivi per l’accoglienza dei disabili considerati più gravi nelle strutture produttive e una rete di servizi a sostegno dei percorsi di inserimento. (AI contrario la Legge 482/68 prevedeva solo il collocamento obbligatorio e le Aziende spesso disattendevano il loro obbligo per paura delle difficoltà dell’inserimento e per timore che queste persone non potessero essere produttive).
Le Autrici raccontano alcuni inserimenti lavorativi di ragazzi down avvenute appunto, secondo le nuove normative di Legge. L’Associazione ha lavorato su tre fronti: tra le famiglie dei disabili, all’interno dell’associazione, nelle aziende. Basandosi sulla sua pluriennale esperienza, ha individuato e proposto nuovi orari di lavoro, ha offerto il supporto di un esperto sia all’Azienda che al lavoratore nei primi mesi dell’inserimento, ha seleziona to potenziali candidati ogni qualvolta si rendeva disponibile un posto di lavoro.
Nel testo seguono le testimonianze di giovani lavoratori e una pagina dedicata ai “Consigli utili per i colleghi di lavoro” che riportiamo integralmente più avanti. Nelle ultime pagine troviamo il testo della Legge, le indicazioni sul percorso formativo che il ragazzo deve compiere dopo la scuola dell’obbligo e, importantissime, le risposte alle domande più frequenti dei genitori a proposito delle provvidenze economiche, delle pensioni di inabilità: sono compatibili con l’attività lavorativa del giovane?
A questo proposito riportiamo la lettera comparsa sul settimanale Famiglia Cristiana del 23 giugno 2004.
“Sono il papà di un ragazzo down di 24 anni, e voglio esprimere la mia amarezza per alcune leggi che riguardano gli handicappati. Noi abbiamo fatto ogni sforzo per dare a nostro figlio l’autonomia necessaria a permettergli di lavorare “partime”, nella direzione indicata dalla legge 104/92. Oggi con il suo lavoro guadagna circa 410 euro al mese, perdendo così, a causa della legge 289/02, ogni diritto ad agevolazioni (ad esempio per l’acquisto di un mezzo di trasporto). È chiaro che la nuova normativa non incentiva i genitori ad adoperarsi per l’autonomia del figlio che, lasciato a se stesso, può chiedere l’assegno di accompagnamento (equivalente allo stipendio del mio ragazzo) e tutte le agevolazioni fiscali. Evviva l’assistenzialismo, quindi?.
Lettera firmata.
A questi e ad altri interrogativi troveremo risposta in questo piccolo libro, utile coraggioso e incoraggiante per i genitori e i ragazzi che vogliono affrontare il mondo del lavoro in modo dignitoso e produttivo.
Ci sembra giusto rilevare che anche se i lavoratori di cui si parla nel quaderno dell’AIPD sono, naturalmente, tutti portatori di sindrome down, indicazioni e consigli valgono per tutti i ragazzi genericamente cerebrolesi, deboli mentali o autistici ad alta funzionalità in grado di essere avviati ad una attività lavorativa.
Tea Cabras, 2004
Consigli utili per i colleghi di lavoro
Utilizzare con lui un linguaggio semplice e comprensibile, sia nella conversazione sia nelle richieste. Spesso la mancata risposta di una persona con disabilità intellettiva ad una nostra richiesta può essere frutto di non comprensione e non di incapacità o mancanza di volontà. A volte usiamo parole che sottintendono significati impliciti che non sempre sono tali. Infatti può capitare di dare un comando vago come ad esempio “Pulisci in fretta il locale!”, aspettandoci che vengano compresi tutti i messaggi sottintesi (pulire i tavoli, pulire il pavimento, fare il lavoro velocemente ma contemporaneamente farlo bene, ecc.). Altre volte può capitare che facciamo in una sola frase 2 o 3 domande o usiamo in modo retorico toni negativi per indicare un messaggio affermativo (“Non vuoi andare al cinema, vero?” per chiedere “Vuoi andare al cinema?”) Tutto ciò rende più difficile il capirci.
Imparare ad osservare ed a riconoscere le conquiste del ragazzo attraverso i piccoli cambiamenti e dar loro la giusta importanza. È importante gratificare il ragazzo per le sue conquiste ed analizzare con lui gli insuccessi, anche questo lo aiuta a prendere coscienza delle proprie capacità ed alimenta la voglia di imparare.
Cercare di creare un rapporto con il ragazzo basato sulla verità: ciò vuol dire dare sempre motivazioni reali e facilmente comprensibili per le attività proposte. Nel rapporto personale vorrà dire prendere il ragazzo sul serio ed aiutarlo a non scollarsi dalla realtà, ma ad affrontarla. Ad esempio nei confronti del ragazzo che dice alla collega “mi sono innamorato di te, ti voglio sposare” rispondere ad esempio “no, non sono innamorata di te, ma possiamo essere amici” e non illuderlo oppure, per fare un altro esempio, non accettare senza obiezioni racconti di esperienze impossibili. Comportarsi in genere nel modo più naturale possibile.
Cercare di coinvolgere attivamente i ragazzi nella scelta e nella gestione delle attività e anche laddove questo non è possibile, stimolare il ragazzo ad esprimere il suo parere (“ti piace, non ti piace?”). Durante il lavoro non sostituirsi mai a lui e controllare la propria voglia di essere di aiuto.
Dare la giusta considerazione al suo “essere grande” e riconoscere esplicitamente tale ruolo, anche come rinforzo verso l’acquisizione di ulteriori autonomie. Considerarlo per quello che è realmente, cioè un adulto, evitando comportamenti infantilizzanti come ad esempio prenderlo per mano o utilizzare un linguaggio non adeguato alla sua età.
Tenere sempre presente che la sua presenza è quella di un lavoratore, sia pure un po’ speciale. Aiutatelo ad esprimere le sue capacità. Non è lì solo per passare il tempo.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.87
Sommario
Editoriale
L'iniezione di Uscobupt di M. Bertolini
Parliamo di lavoro
Il collocamento mirato di T. Cabras
Storia di Giorgio e del suo lavoro di P. Tardonato
Articoli
Benedetta mi ha convertito di Giampaolo
Il film «Le chiavi di casa» di T. Cabras
La barca bianca di J. Larsen di Silvia Gusmano
Associazione “Invitati alla festa” di Cyril Donille
Una Casa-famiglia dove la maternità ritorna gioia di Giulia Galeotti
Come guardano i bambini di una mamma
Sguardo come?
Rubriche
Libri
Sempre Capricci!, R. Giudetti, M. Lecci
Bianco su nero, R. Gallego
Mio padre è un chicco di grano, L. De Vita
Francesca Cabrini, L. Scaraffia