Giorgio ha fatto un percorso di “formazione” che l’ha portato a vivere, con ottimismo e accettazione, realtà anche non semplici nel mondo del lavoro.
Ha frequentato la scuola presso l’Istituto “La Nostra Famiglia” di Ponte Lambro fino a 15 anni. Dai 15 ai 21 anni ha svolto la sua prima importante, direi decisiva, esperienza lavorativa nel “Centro di Lavoro guidato” de La Nostra Famiglia di Como dove si assemblava materiale per campeggio.
In quegli anni Giorgio ha dimostrato una forza di carattere ed uno spirito di sacrificio non indifferenti. Era la sua prima esperienza di autonomia con i mezzi pubblici: un viaggio di 30-40 minuti sull’autobus di linea, la sua prima prova di resistenza e di fedeltà. Non erano ammessi ritardi dal momento che, come ad ogni altro dipendente, gli sarebbe stato altrimenti decurtato il quarto d’ora o più dallo stipendio.
Questa esperienza, nonostante la sua giovane età, ha richiesto un grande impegno e una forte maturità relazionale, doti che lo accompagnano tuttora.
Trascorsi i limiti di età, a malincuore Giorgio ha lasciato questo ambiente ormai a lui famigliare, per lavorare, dal settembre 1990 al marzo 2002 presso “Acquacolor”, una tintoria per tessuti a Erba, cittadina che dista dalla sua abitazione circa 3 km.
Per questo veniva al lavoro ogni giorno accompagnato in macchina dal papà. La fatica dell’inserimento iniziale è stata notevole: nonostante Giorgio non parlasse mai delle sue paure, l’ago della bilancia che scendeva e l’occhio attento dei suoi genitori indicavano le difficoltà che stava vivendo. Come al solito la sua tenacia e la fiducia negli altri vennero premiate con un rapporto di amicizia molto profondo, nato proprio in quella sede con un uomo più anziano di lui, un collega di lavoro veramente importante. Si può ben capire la sua sofferenza quando questo “amico” andò in pensione!
Quando la Ditta di Erba, per problemi di gestione, trasferì e ridusse il personale, per Giorgio si aprì il baratro della disoccupazione. Non è stato facile ma, grazie alle ricerche dei genitori, alla forza di volontà di questo ragazzo e alle preghiere di tanti amici che conoscevano il momento difficile che stava attraversando, nell’aprile del 2002 fu ricevuto come un dono dal cielo l’annuncio di un nuovo posto di lavoro partime presso la “Pontelambro Industria”, dove lavora tuttora. In questa ditta Giorgio affianca il personale nel punto in cui escono bobine di 25 metri di materiale plastico avvolto nel cellophane. Giorgio controlla ed etichetta ogni bobina che viene poi confezionata, pronta per la spedizione.
Anche in questo contesto Giorgio si è inserito con discrezione, pian piano, creando però con il tempo dei rapporti veramente positivi, che lo fanno lavorare giorno dopo giorno fiero ed orgoglioso. Senza dubbio Giorgio, attraverso il lavoro, realizza nella “normalità” la percezione di sé, credendo negli altri e sentendosi così pienamente realizzato.
La cosa più bella di Giorgio, che è stata la costante di tutti i suoi rapporti di lavoro, è la capacità-necessità di instaurare profondi legami di amicizia con i colleghi. Infatti lui lega molto con alcune persone che lo “accettano” veramente e quando queste persone, per motivi vari, devono staccarsi da lui la sua prima reazione è quella di “preoccuparsi” e di chiudersi un po’. Succede a tutti, ma sapendo quanto sono fragili e sensibili i nostri ragazzi bisogna poi cercare di intervenire per sostenerli moralmente.
L’affetto è necessario a Giorgio come a tutti e lui lo cerca anche facendo volontariato presso un’associazione del nostro territorio dove fanno assemblaggio. Anche lì ha trovato diversi amici e questo “vivere intensamente” lo rende sereno. Quando parla con me mi racconta di questi suoi rapporti e mi fa capire quando c’è una persona cui lui tiene in particolare. Ultimamente, per esempio, è un po’ triste perché la sua insegnante di aerobica (frequenta una palestra qui a Ponte Lambro) dovrà andarsene: Giorgio le vuole molto bene, lì è stato bene accettato e questo distacco, come accennavo prima, per lui è un piccolo trauma. Ha avuto la sfortuna di veder morire anche qualche amico, come Don Dario, Nicola Tagliabue… amici che hanno lasciato un vuoto. Ma questo fa parte della vita…
Con me da quasi vent’anni fa lezione di chitarra e insieme scriviamo su un giornalino locale “IL PICCHIO”: lui è fieramente il corrispondente sportivo e, anche se con qualche errore, scrive sullo sport dal 1995. A questo punto dobbiamo dire che Giorgio è veramente impegnato! E per tutto questo io direi “GRAZIE!” anche ai suoi genitori.
Paolo Tardonato, 2004
La serenità e l’applicazione al lavoro di Giorgio e di tanti altri lavoratori come lui gentili e volenterosi, sono strettamente dipendenti dai rapporti che si stabiliscono con i colleghi e i superiori. Le spiegazioni semplici e chiare sono per loro indispensabili, il pietismo e l’eccesso di giocosità sono come sempre dannosi, ma la solidarietà e l’amicizia intelligente e sincera sono come l’aria che respirano. A ben riflettere è la stessa cosa che vale per ciascuno di noi, come ha osservato giustamente Paolo, ma “noi” non lo avvertiamo subito, non lo dimostriamo con la stessa immediatezza e finiamo per attribuire spesso il nostro disagio ad altre cause.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.87
Sommario
Editoriale
L'iniezione di Uscobupt di M. Bertolini
Parliamo di lavoro
Il collocamento mirato di T. Cabras
Storia di Giorgio e del suo lavoro di P. Tardonato
Articoli
Benedetta mi ha convertito di Giampaolo
Il film «Le chiavi di casa» di T. Cabras
La barca bianca di J. Larsen di Silvia Gusmano
Associazione “Invitati alla festa” di Cyril Donille
Una Casa-famiglia dove la maternità ritorna gioia di Giulia Galeotti
Come guardano i bambini di una mamma
Sguardo come?
Rubriche
Libri
Sempre Capricci!, R. Giudetti, M. Lecci
Bianco su nero, R. Gallego
Mio padre è un chicco di grano, L. De Vita
Francesca Cabrini, L. Scaraffia