Padre Mario Marazzi, padre Giosuè Bonzi e padre Fernando Cagnin da moltissimi anni vivono a Hong Kong, in quella che era ancora una colonia britannica quando arrivò il primo dei missionari italiani, padre Paolo Reina, nel 1858. Nei 150 anni dal suo sbarco, nel 2008 i padri hanno posto un cippo per ricordare l’inizio della loro missione sempre a favore delle necessità degli ultimi nell’annuncio del Vangelo. È quello che vediamo nella foto che ci hanno inviato.
Il primo da sinistra è padre Giosuè Bonzi: dal 1977 è co-fondatore e consulente spirituale della Fu Hong Society (originalmente dal nome inglese di The Society of Homes for the Handicapped), e dal 1997 risiede come “Fratello Maggiore” nella Encounter Family-care Home con un gruppetto di donne e uomini con handicap intellettivo, la prima delle quattro case-famiglia (Family-care Homes) da lui iniziate, e dove “fin che il Signore permetterà” intende concludere la sua attività missionaria in Honk Kong-Cina. A seguire Padre Fernando Cagnin, presente in Cina da oltre vent’anni a servizio dei disabili di Huiling; ora è temporaneamente a Hong Kong per difficoltà burocratiche riguardanti il visto di residenza-lavoro nella Repubblica Popolare Cinese. Padre Ignazio Lo, è prete diocesano di Hong Kong “fratello maggiore” in una casa-famiglia della Fu Hong Society; infine, padre Franco Cumbo e padre Mario Marazzi, due missionari collaboratori nelle attività a favore di persone con disabilità. Proprio padre Mario ci scriveva nel 2010 del suo ritorno a Guangzhou (da noi conosciuta come Canton) dopo una vacanza in Italia nel suo paese sul lago di Como e di quanto fosse preziosa l’esperienza vissuta accanto alle persone con cui viveva; ci raccontava anche di un treno ultraveloce che avrebbe collegato quella parte meridionale della Cina con Wuhan: ora conosciamo bene quel nome! Il costo del biglietto di seconda classe però rappresentava la metà del salario di una delle “mamme” della casa famiglia trasferite dalla campagna per lavoro. La loro corrispondenza è stata sempre frutto di scorci preziosi anche per noi, offrendoci possibilità di condivisione da un paese che per tanti versi rimane poco conosciuto e comprensibile. Con le loro voci a raccontarcelo, lo sentiamo invece più vicino.
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