Nella stessa barca – Quando l’handicap mentale entra in famiglia
Autori vari – Edizioni Ancora, 2002, p. 153
Ho letto “Nella stessa barca” d’un fiato, non potevo staccarmene. Premetto che non conoscevo la vasta e pluriennale produzione di “Ombre e Luci” da cui il libro è stato tratto con evidente acume e gusto nella scelta dei brani.
Il testo è composto di brevi affreschi biografici, stesi con una scrittura piana e avvincente da autori che propongono la loro esperienza di vita con dolcezza, lievità e consapevole profondità al tempo stesso.
Ne emergono vari personaggi: sono ragazzi con handicap, genitori, fratelli e sorelle, nonni, amici e compagni, presenti con le loro vicende colte in momenti di sorprendente intensità.
È un libro sulle relazioni umane come tali, riguarda ciascuno di noi, ci costringe a guardarci dentro.
Ci racconta come si sta “dentro” una relazione, pur con tutte le tentazioni di fuga; ci comunica Fesperienza dell’incontro con la nostra e l’altrui incompiutezza.
Ci trasmette la melanconica consapevolezza degli stalli e la possibilità della evoluzione nei rapporti, ci parla di fiducia nelle nostre capacità e.. .di speranza.
La scoperta della reale possibilità della speranza è un evento che arriva al lettore come messaggio che rianima, in qualunque momento della nostra esperienza di vita ci troviamo.
È forse questa la “bellezza” di cui parla Jean Vanier nel prologo al libro?
Siamo coinvolti dai racconti, resi spesso con un crescendo narrativo che ci avvicina alle tensioni della realtà quotidiana, alla verità di gesti che al cuore attento appaiono come una scoperta, una novità da cui nasce il cambiamento.
Ci dicono che esso è sempre possibile: è un invito per ciascuno di noi. E allora l’invito ci appare come una strada sulla quale siamo incamminati insieme… e possiamo infine anche essere felici. E possiamo commuoverci assistendo al ballo di Viviana o osservando il ragazzo finalmente “lì nel mezzo” tra gli altri, dopo tanta solitudine.
Non è un libro scritto da esperti e questo è uno dei suoi pregi perché ci dice come fare della nostra presenza nella relazione una “esperienza”. Essa può essere una manna nell’attualità di Fede e Luce ogni volta che avvertiamo il bisogno di chiarire il fondamento della nostra amicizia e il suo possibile futuro. E un augurio vitale per tutti.
– Antonella Bulgheroni, 2002
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.77
Editoriale
Andiamo avanti di M. Bertolini
Articoli
Un libro interessante sull’adolescenza dei ragazzi disabili di M.T. Mazzarotto
Accettare che mi lasci di M.H.Mathieu
Come preparare il distacco di N. Schulthes
Conoscere l'handicap: la sindrome Williams di Redazione
Scuole di lavoro di Jean Vanier
Storie di rapporti umani di Redazione
Rubriche
Libri
Piccoli messaggeri d’amore: genitori di bambini con la sindrome di down,
Nella stessa barca, AAVV