Fede e Luce internazionale, sta preparando un pellegrinaggio a Roma per le famiglie e gli amici degli handicappati mentali.
Perché, questo pellegrinaggio?
Non soltanto per far prendere coscienza al mondo che l’handicappato mentale è figlio di Dio e capace di vivere una vita di fede, di speranza, di carità. Questo è uno scopo, ma non l’essenziale.
Che cosa è un pellegrinaggio?
È rispondere ad una chiamata di Dio che ci chiede di lasciare la nostra casa, le nostre abitudini, le nostra comodità per metterci in cammino alla ricerca di qualche cosa di essenziale.
Dio ha sempre chiamato gli uomini e li ha tolti al loro ambiento per parlare al loro cuore.
Abramo, per seguire la voce di Dio che lo voleva capo di un grande popolo e padre di tutti i credenti, lascia la civiltà della Caldea e va verso un paese sconosciuto…
Il popolo d’Israele lascia l’Egitto per vivere nel deserto l’incontro con Dio…
Il senso del pellegrinaggio è questo: lasciare il superfluo por vivere semplicemente, in viaggio verso un luogo di spiritualità che vorrebbe essere un pò come la Terra Promessa.
Il pellegrinaggio ci fa così vivere il senso della nostra vita cristiana non con la mente ma concretamente: un andar verso Dio lasciando qualche sicurezza.
Di questo hanno bisogno anche i nostri ragazzi, le loro famiglie, i loro amici: vivere questa esperienza concretamente. Ne sono capaci.
Ed è una esperienza vitale che approfondirà la loro vita spirituale.
Di questa esperienza hanno bisogno i genitori e gli amici che impareranno dalla sorgente limpida di fede dei loro figlioli la semplicità del rapporto con Dio, l’esperienza dell’essenziale per il quale si lascia il resto, la forza per il viaggio terreno.
Tutti abbiamo bisogno di questa esperienza, tutti abbiamo bisogno di cercare la luce, e questa luce la vedremo sul sorriso di gioia dei nostri giovani che per le realtà spirituali sono sensibilissimi.
– Leggi anche: Programma del pellegrinaggio a Roma, 1975
Forse qualcuno dirà che alcuni degli handicappati non potranno fare questa esperienza. È bene che anche i più gravi siano presenti a Roma perché saranno loro, i più silenziosi e più indifesi che diranno una parola di vita eterna.
Altri non capiranno quello che faremo: sono quelli che parlano un altro linguaggio dal nostro, sono quelli che non hanno la fede.
Per loro e le loro critiche non abbiamo altra risposta che la preghiera perché Dio faccia capire anche a loro il messaggio di fede e luce.
Noi ci crediamo, e per questo andiamo a Roma!
– Suor Ida Maria, 1975
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.4, 1975
Sommario
Pellegrinaggio a Roma con Foi et Lumère di Suor Ida Maria
Integrazione nella scuola: pro e contro di A. Cusimano
Poesia: Visages, Volti di Helene
"Il momento più bello!" di Mamma di Carla
L'incontro a Villa Pacis di P. Roberti
All'amicizia ci credo di Pina
Io e mio fratello di Patrizia
Qua e là per l'Italia di Patrizia
1° Febbraio 1975 di Patrizia