Quando venne il nostro turno e mi fu detto di attendere l’arrivo del medico scolastico, mi piegai all’ineluttabile. Dopotutto era solo una visita di routine.
Ma non fu come mi aspettavo. Ho spesso sperato che il medico scolastico che venne a vedere Paul quel giorno non fosse tipico del suo genere. Stava lì sull’uscio di casa: una donna corpulenta, pesante, in abiti sportivi, con l’ampio petto addirittura fremente per l’eccitazione. Non ci eravamo mai viste prima, ma lei si dispensò dalle presentazioni. Avevo fatto appena in tempo ad aprire la porta che mi annunciò con grande fervore: «Non vedo l’ora di esaminare suo figlio. Lei pensa che possa essere cretino?” Fui travolta da una rabbia cieca, e non so cosa avrei dato per sbattere la porta o, meglio ancora, il mio pugno serrato sul suo viso allegro.
Leggi anche “Si legge tutto d’un fiato – la recensione del libro «Blessings»”
Com’è possibile che dei medici, che presumibilmente si avviano alla loro carriera perché pensano di poter guarire gli altri, diventino tanto spesso insensibili al dolore? Per anni Paul ed io siamo stati solo oggetti da esaminare al microscopio, due casi di momentaneo interesse per la medicina. Pare che non sia mai venuto in mente a nessuno (e comunque la cosa non sembrò rilevante) che eravamo anche esseri umani sensibili che potevano ricevere delle tremende ferite. Fu difficile imparare a essere una non-persona, ma lo feci in fretta. Costruire una dura corazza in cui rifugiarmi fece parte del processo di apprendimento. L’unico modo sicuro per proteggermi dal male era rifiutare di essere ferita, rifiutare di notare, rifiutare di prendermela. I normali sentimenti umani stavano diventando un lusso che non mi potevo permettere.
Il dottor W. era diverso da tutti gli altri. Non trattò Paul solo come un ennesimo caso interessante, ma come una persona; e non specificò i sintomi clinici come se Paul fosse un oggetto inanimato, ma selezionò poche aree limitate dove ci poteva essere qualche speranza. Non solo esaminò Paul minuziosamente, ma si guadagnò la sua fiducia e la sua confidenza e, per quanto era possibile, anche il suo affetto.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.72
Sommario
Editoriale
Un Natale speciale di M. Bertolini
Medici e disabilità
Medici o stregoni? di C. F. Klieman
Perché non ci capiamo? di Adriana Duci
Nati due volte di Giuseppe Pontiggia
Blessings di Mary Craig
Altri articoli
Nessuno escluso: il natale del laboratorio l'Alveare di Penna Blu
Oggi, la famiglia...?! di André Roberti
Casa Blu di Huberta Pott e Natalia Livi
Nessuna Pietà di Vito Giannulo
La tragedia di Giovanni e Chiara di Caterina Bórdon
Tutto è possibile di Chiara