Si capisce così il fertile terreno che Jean ha riconosciuto in Mariangela un giorno di febbraio del 1974 quando, nella necessità di individuare un responsabile italiano per l’organizzazione del pellegrinaggio per il Giubileo del 1975 di Foi et Lumière, i due si ritrovano, con Marie Hélène Mathieu, ospiti di madre Ida Maria. La religiosa è una dei pochi italiani ad aver partecipato al primo grande pellegrinaggio di Lourdes del 1971. È lei, dai racconti di Marie Hélène, a chiedere con forza che se ne realizzi uno nuovo di Fede e Luce in vista dell’Anno Santo: sarebbe stata la scintilla che avrebbe appiccato il fuoco – secondo padre Renzo del Fante, anch’esso tra i delegati italiani – del movimento in Italia. Tra le persone amiche e i volontari che Madre Ida vuol far conoscere ai due fondatori, c’è proprio Mariangela, insegnante e mamma di un terzo figlio da pochi mesi. Mariangela parla francese fluentemente e siede accanto a Marie Hélène. Alla fine del pranzo anche Jean si avvicina e discorrono insieme. Sarà forse stato proprio quello il momento in cui Jean – come lo ricorda Lucia Bertolini, 82 anni, un’altra sorella di Mariangela, parte di una famiglia che in tanti modi ha visto intersecare la sua vita con l’esperienza di Fede e Luce – si è fatto «come un inviato del Signore giunto nel nostro paese a far da levatrice, per far venire alla luce una cosa nuova che però dimorava nascosta nel cuore di molte persone. Era un desiderio, anzi un estremo bisogno di prossimità, di aiuto reciproco, di sostegno, di amicizia di un po’ di gioia… Poiché era un inviato del Signore il suo aiuto è stato determinante, pieno di autorevolezza, di comprensione e di amore. E così sono nate le prime comunità di Fede e Luce in Italia.»
Già, perché grazie all’intuito e all’insistenza di Jean, fin da quel primo incontro, Mariangela accetta di essere il referente per l’Italia di Foi et Lumière e per l’organizzazione del pellegrinaggio giubilare a Roma; insieme ad altre famiglie ed amici come Nicole Schultes e religiosi come suor Italia Valle, il 18 novembre di quel 1974, costituiscono legalmente l’associazione Fede e Luce in Italia. Germogliano intanto le prime comunità, a cominciare da Roma insieme ad alcuni genitori conosciuti nella scuola di Chicca. Poi Vercelli, Cuneo, Milano – con l’aiuto di Anna Maria e suo marito Sergio – e Parma e Abano. Il tema al cuore di quegli incontri era proprio quello previsto per il pellegrinaggio La riconciliazione tra la Chiesa e il mondo dell’Handicap. Dopo il giubileo, Fede e Luce in Italia continuò a irradiare le sue scintille, anche grazie all’esperienza innovativa, per quei tempi, dei campi estivi.
«Sono passati tanti anni – ricorda ancora Anna Maria – E adesso… facciamo ancora Fede e Luce? Siamo soddisfatti? Sappiamo che non ci si ferma, o si va avanti o si torna indietro… è vero, nel sociale sono cambiate tante cose, e anche nel sentire comune, ma sono poche le chiese dove è visibile quello che sognava Jean Vanier. Chissà, forse ora può fare qualcosa di più. Magari organizzare una bella manifestazione in Paradiso!»
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 146, 2019
SOMMARIO
Editoriale
Uomo del Regno di Giulia Galeotti
Focus: Jean Vanier
Jean e il carro di Geneviève di Giulia Galeotti
Il coraggio di cambiare di Giulia Galeotti
Levatrice di cose nuove di Cristina Tersigni
Ci ha fatto vedere ciò che non avevamo ancora visto di Andrea Lonardo
Il tesoro nascosto nel campo di Cristina Tersigni
L’autista più illustre di Serena Sillitto
Il tuo ultimo soffio di Angela Grassi
Dall'archivio
Ritrovare la nostra umanità di Jean Vanier
Spettacoli
La tenerezza di Jean in un film di Anne Dagallier
Libri di Jean Vanier
Le grandi domande della vita
Ho incontrato Gesù, mi ha detto: "ti voglio bene"
La comunità, luogo del perdono e della festa
Larmes de silence
Diari
«Daje Benedetta», «Daje tu, bello!» di Benedetta Mattei
Come avrei voluto vederti più spesso di Giovanni Grossi