Sempre alla ricerca di comunità, case famiglia e centri da far conoscere ai nostri amici lettori, abbiamo voluto rivedere il “Chicco”, la piccola comunità nata tra l’aeroporto e il comune di Ciampino, in una casa di campagna, nell’ormai lontano 1981.
Dalla prima visita di tanti anni fa, non ricordo se fosse inverno o autunno inoltrato, avevo riportato l’impressione come di un piccolo presepe in mezzo al verde, con Guenda e Anne liete ed indaffarate intorno ai piccoli primi ospiti: Fabio, Maria e Lucia affidati alle loro cure dal brefotrofio comunale di Roma.
Tante cose erano allora diverse: non si parlava quasi di case-famiglia, di comunità alloggio. L’associazione Fede e Luce era nata da poco e attraverso di essa si diffondeva il messaggio di Jean Vanier: la sua risposta nuova all’antico grido del disabile mentale. Guenda ed Anne risposero alla chiamata e con l’aiuto e il consiglio degli amici più vicini, sul modello offerto dalle case dell’Arche in Francia, fondarono la comunità “Il Chicco “.
Oggi, dopo tanti anni, il piccolo seme è germogliato e ha dato i suoi frutti: accanto alla prima casa, il Chicco, dove vivono ancora oggi i tre ospiti più giovani, sono sorte altre due case la Vigna e l’Ulivo che ospitano rispettivamente tre e quattro adulti gravemente disabili. Ogni casa ha un responsabile ed una equipe che la dirigono autonomamente dalle altre. Accanto alle case sono sorti due laboratori, il Mulino ed il Nido. Nel primo i ragazzi lavorano la creta, il legno, fanno teatro, acquistando controllo ed autonomia nei movimenti, capacità di stare e lavorare con altri. Nel laboratorio “il Nido” i ragazzi poli-handicappati fanno fisioterapia e ricevono stimolazione sensoriale. I ragazzi a turno hanno anche la possibilità di andare a cavallo e di nuotare in piscina.
Gli assistenti che vivono nelle case o che comunque fanno del lavoro al Chicco un impegno prioritario della loro vita, sono 15, di cui 4 di nazionalità italiana.
Questi costituiscono il nucleo centrale della comunità cui si affiancano i ragazzi del servizio civile che dovrebbero essere cinque ma che al momento sono soltanto due, i volontari, gli amici preziosi, che in gran numero e generosamente si offrono
Tutto questo ci è spiegato da Luisa, che ci riceve nel suo piccolo pittoresco ufficio (è rimasto qualcosa dell’antico presepe). Luisa, che ha sostituito Guenda nella direzione della comunità solo nel 1997 e ha vissuto all’Arche di Trosly per ben 16 anni, ci confida che non ha faticato troppo ad adattarsi al suo nuovo impegno perché i ragazzi che ha lasciato l’hanno aiutata con la loro serenità nell’accettare il distacco, perché la struttura delle case dell’Arche, lo stile di vita che vi si svolge sono sempre gli stessi e fanno sentire “a casa”, in qualsiasi parte del mondo si trovino, gli appartenetnti alla comunità. Inoltre una volta in Italia, è stata colpita e aiutata ad ambientarsi, lei italiana di Como, dalla generosità delle famiglie che vivono a Ciampino intorno al Chicco. Sono aperte, disponibili nei confronti dei ragazzi, presenti nella vita della comunità con il loro aiuto – c’è chi stira e chi prepara il pranzo del giovedì, ad esempio – e con doni in danaro, in cibo e vestiario: tutte cose preziosissime perché, ci ricorda Luisa “noi viviamo degli assegni di accompagno di tutti i ragazzi ospiti, delle pensioni di invalidità dei ragazzi disabili maggiorenni e della generosità degli amici“. Il “Chicco” è riconosciuto ed autorizzato all’esercizio come Casa Famiglia, la Vigna e l’Ulivo hanno l’autorizzazione all’esercizio come Centro di riabilitazione per adulti: la convenzione con il comune, per la quale sono da tempo avviate le procedure, dovrebbe arrivare in tempi brevi.
Luisa ci confida ora un suo piccolo dispiacere: accanto alla grande generosità dei vicini, alla saltuaria disponibilità dei volontari così numerosi, mancano persone che scelgano, per un periodo della loro vita che non può essere meno di sei mesi, di impegnarsi a tempo pieno come assistenti all’interno della comunità.
Queste persone, gli assistenti veri e propri, sono davvero preziose indispensabili ed il fatto che solo 4 su 15 siano italiane, crea un certo squilibrio”.
Mentre cala la sera sui prati intorno e si accendono le luci della Vigna e dell’Ulivo, Luisa ci racconta come la vita spirituale della comunità trovi i suoi momenti più importanti nella cappellina del Chicco lunedì sera nell’ora di adorazione, e nelle messe del mercoledì e del venerdì. Ma i ragazzi del Chicco partecipano molto anche alla vita della parrocchia, dove assistono alla messa della domenica con gli assistenti e dove Armando, Fabio e Maria hanno ricevuto la Cresima.
Rumore di motori, porte che si aprono: Maria, Fabio, Giorgio e gli altri sono tornati dal giro di spese e in cucina aprono pacchi e pacchetti per la cena. Usciamo dal piccolo ufficio e veniamo quasi travolti dai loro abbracci.
– Tea Cabras, 1998
I nostri Grandi Amici. Siamo andati a trovarli al “Chicco”
Le foto sono di Guenda
FABIO, nel laboratorio del Chicco, lavora il legno con il suo maestro, GiorgioIl Chicco è una casa famiglia nata in Italia dal cuore dell’Arche di Jean Vanier
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.64, 1998
Sommario
Editoriale
Fausta di M. Bertolini
Articoli
Una scuola su misura di M. Bartesaghi
Perché Scuola Potenziata e Centro Socio-Educativo per piccoli di M. Bertolini
Non sta più in un angolo della Mamma di Aimone
Le idee dell'Arca di Redazione
Il Chicco di T. Cabras
Ognuno a suo modo di M.T.Mazzarotto
Decalogo per insegnare alle persone con difficoltà di Redazione
La tua parola è per tutti di L.Bertolini