La comunicazione facilitata non ha ottenuto all’interno della comunità scientifica e professionale, un giudizio unanime rispetto alla sua validità.
L'articolo che segue è stato scritto diversi anni fa e va letto tenendo conto degli anni trascorsi.
- La Redazione
Messa a punto nel 1987 in Australia da Rosemary Crossley con dei pazienti affetti da lesione cerebrale, la Comunicazione Facilitata è stata ripresa con successo con degli autistici e introdotta in differenti Paesi (USA, Canada, India, Nuova Zelanda, Danimarca, Israele e Regno Unito). Essa è utilizzata per una grande varietà di handicap mentali (trisomia 21, sindrome di Rett, autismo, lesione cerebrale, ecc.).
La Comunicazione Facilitata è una strategia che permette alle persone che presentano dei gravi disturbi di comunicazione di imparare ad esprimersi indicando con un dito degli oggetti, delle immagini, dei simboli, delle parole scritte o delle lettere per compitare delle parole. Essa mette in evidenza delle competenze insospettabili in alcune persone handicappate mentali.
Degli autistici, che si riteneva affetti da una deficienza profonda, sono così capaci in condizioni speciali di battere a macchina con un dito e di scrivere ciò che pensano e ciò che sentono. Ci si rende conto che essi hanno imparato a leggere da soli sfogliando dei giornali, guardando la televisione o le scritte nella strada o ancora approfittando dell’insegnamento dato ai loro fratelli e sorelle…
…All’inizio, gli autistici non possono eseguire questo movimento di puntare tranne che con l’aiuto di un «facilitatore» (una persona) che sostiene il loro polso isolando l’indice, e regola i movimenti senza tuttavia dirigerli.
L’obbiettivo è di portare il giovane in difficoltà a comunicare in una maniera autonoma in tutti i contesti e con il massimo di interlocutori. Si diminuisce progressivamente il sostegno fino a toccare solo il gomito o la spalla del soggetto.
… Come qualsiasi altro metodo, la Comunicazione Facilitata non permette di guarire dall’autismo. Nonostante che essa rappresenti un mezzo privilegiato di comunicazione, non può sopprimere i disturbi corrispondenti ai differenti pezzi del puzzle: i problemi sensoriali sono sempre presenti, le relazioni sociali restano problematiche, le reazioni bizzarre all’ambiente e l’impulsività sono difficili da controllare, la comunicazione manca di spontaneità.
Se a lungo termine si può sperare in una modificazione progressiva del comportamento, l’autistico resterà molto handicappato nella vita di tutti i giorni. Bisognerà sempre continuare ad insegnargli a conquistare il massimo di autonomia e di indipendenza per tutti i gesti.
– Anne-Marguerite Vexiau, 1998
Tratto dal Bollettino ANGSA – n. 3/4/1994
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.63, 1998
Sommario
Editoriale
Sapersi meravigliare di M. Bertolini
Il melograno
Roberto trova un'altra casa di L. Cusimano
Ora può riposare di M. I. Sarti
Roberto, chi sei? di M. Cusimano
Giorno di festa al Melograno di N. Schulthes
Altri articoli
Impossibile tacere
Isolamento infranto di A.M. Vexiau
Sinceramente increduli di C. Colaizzi
Catechesi facilitata di Don A. Lonardo
I nostri grandi amici: Maria Teresa di B. Morgand e N. Herrenschmidt
Congresso mondiale dei movimenti ecclesiastici 1998a cura di D. Mitolo
Libri
Hikari – «Una famiglia», O. Kenzabuto