La storia di Jean Vanier e quella dell’Arca sono così intimamente connesse che non si può parlare di una senza parlare dell’altra. Quella di Jean Vanier è iniziata molto prima di quella dell’Arca, nei vari paesi dove si è svolta l’attività di suo padre e dove egli è cresciuto e maturato. Osservando le vicende di questa storia nulla appare come un caso e lo stesso si può dire della storia delle comunità dell’Arca dalla loro fondazione alla crescita e diffusione in tutto il mondo. L’Arca ora cammina da sé in tanti e tanti paesi, senza staccarsi dall’ideale che l’ha messa in moto, ma andando avanti e diffondendosi per forza propria.
Ma le due storie sono una. Come è incominciata e come si è sviluppata? Quale è stata la convinzione e la ricerca inesauribile che l’ha guidata e sostenuta? Attraverso quali fasi, quali incontri? In quali vicende la grazia del Signore, lo Spirito Santo, l’hanno accompagnata?
Il libro cerca di rispondere a queste domande. Oggi noi conosciamo già i punti salienti e i frutti della vita di Jean Vanier e di quella dell’Arca, di ciò che è avvenuto nei decenni passati e di ciò che avviene oggi. Ma il libro ci accompagna anche attraverso tanti episodi di cui non sappiamo nulla e che sono importanti per capire meglio e di più.
L’Arca si chiama così perché accoglie e salva. È una comunione d’amore, come afferma il sottotitolo del libro. Una comunione d’amore tra Jean Vanier e le sue comunità, e tra i vari membri di queste; una comunione d’amore vissuta attraverso le persone prive di autonomia, le persone disabili.
L’autrice si è trattenuta a lungo con Jean Vanier e con le persone che gli sono vicine a Trosly-Breuil e ha passato mesi a visitare le comunità di Londra, del Canada, degli Stati Uniti e dell’Honduras. Attraverso l’esperienza della vita quotidiana insieme ad esse ha potuto conoscere quello che è «il mistero» dell’Arca. E le sue difficoltà, le sue gioie.
Spiega Jean Vanier, con quel suo tipico e limpido linguaggio che nasce dall’esperienza e dall’amore per chi soffre: «Dobbiamo imparare che cosa significa lavarsi i piedi l’un l’altro, mangiare con i poveri, perché sono convinto che questi atti saranno sempre legati al concetto di comunione. I due poli della Chiesa sono il corpo spezzato di Cristo nell’Eucarestia e il corpo spezzato dell’umanità».
– Natalia Livi, 1998
Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.61, 1998
Sommario
Editoriale
Quella lieve disabilità di M. Bertolini
Articoli
Teresa di O.L.
Benedetta di T. Cabras
Margherita di F. Rota
I nostri grandi amici: Luigi Monza
Marco e Daniela di M. Ricci
La scelta di alessandra di M.T. Mazzarotto
L’associazione “La Nostra Famiglia” di Redazione
Rubriche
Libri
Jean Vanier e l'arca, K. Spink
Tre racconti dello Spirito, C.M. Martini
10 Passi verso il pensiero positivo, W. Dryden