Mi è stato domandato di introdurre l’argomento dei sacramenti in rapporto alle persone colpite da handicap diversi. L’argomento è talmente vasto e i suoi aspetti così vari che sarò costretto a limitarmi a qualche riflessione fondamentale.
Innanzi tutto mi tornano alla memoria le parole di uno dei miei insegnanti di teologia. Ci diceva: «I sacramenti sono i gesti di Cristo che si prolungano fino a noi attraverso la sua Chiesa». Questo dice tutta la loro importanza.

I gesti di Cristo per tutti

Conosciamo la predilezione che Gesù ha manifestato alle persone malate e handicappate che incontrava sulle strade, nelle città e nei villaggi della Palestina. Sappiamo che durante la sua breve vita pubblica consacrò loro un’attenzione sempre speciale e una parte considerevole del suo tempo. La Chiesa dunque non può altro che «prolungare» fino ai suoi membri più deboli dell’umanità di oggi questi «gesti del Cristo» che sono, in modo del tutto particolare, i sacramenti. Non si può affermare, oggi, che sono proprio i più deboli che ne hanno un diritto in qualche maniera prioritario?

«Se tu conoscessi il dono di Dio»
(Giov. 4,10)

Nello stesso tempo sappiamo che i diversi sacramenti si riferiscono ai bisogni fondamentali della nostra vita di figli di Dio alla quale è chiamato ogni essere umano: il Battesimo corrisponde alla nascita, la Cresima al momento della crescita, l’Eucarestia al bisogno di nutrirsi, la Penitenza e l’Unzione dei malati alla guarigione spirituale e corporale; il Matrimonio e l’Ordine alla capacità che Dio ci dona di trasmettere la vita e la Sua Vita. Questi bisogni esistono più o meno in ogni essere umano che sia dotato o no di ciò che viene chiamata la normalità. 1 nostri fratelli malati o handicappati non ne sono esenti; al contrario. In alcuni di loro questi bisogni sono molto più forti. Del resto sia loro che i loro familiari sono i primi ad esserne consapevoli. «Perché non io?» domanda un ragazzo quando viene a sapere della prima comunione di un cugino. Eppure è gravemente disturbato. «Voglio il piccolo pane» mi domanda instancabilmente una ragazza con grave handicap mentale… «Il Pane di Dio» supplica Francesca che è quasi incapace di parlare, con la sua voce rauca. Un’altra, che ha subito una grave operazione al cervello e che non parla affatto, manifesta lo stesso desiderio nel volere accompagnare la madre alla comunione e riceverla con lei.

E che non si venga a dire che tutto questo succede per imitazione! Quante lacrime ha versato questa adolescente, anche lei gravemente disabile, nel desiderio di un battesimo al quale il suo ambiente si era opposto a lungo! E che gioia per quell’altra nel ricevere la luce e la forza dello Spirito d’Amore nella Cresima!

I sacramenti sono, secondo la definizione teologica, «i segni sensibili» dove l’azione spirituale è rappresentata e prodotta attraverso un mezzo, «lo strumento» delle parole, dei gesti, cioè di realtà concrete visibili e palpabili (come l’acqua, il pane, l’olio, ecc.). Ciò li rende particolarmente percepibili (nel vero senso della parola) e desiderabili dai bambini e dagli adulti anche se gravemente colpiti nel fisico e nella psiche. Ne abbiamo un’infinità di prove.

Rimane certamente il fatto che questa «accessibilità» sarà variabile in funzione di molti fattori. Ma fondamentalmente il sacramento è — in particolare per i nostri fratelli che soffrono – una delle manifestazioni più sorprendenti e più commoventi della stima, dell’amore e del rispetto con cui la Chiesa si rivolge a loro.

Gli argomenti «a sfavore»

Dobbiamo dunque reagire con tutte le forze davanti agli «argomenti a sfavore» sui quali si può più facilmente discutere. E a due di questi fra gli altri.
Prima di tutto la reazione di chi dice «Loro non capiscono». Quando sento queste parole mi viene sempre voglia di rispondere: «E voi siete sicurissimi di capire?» Penso a quella ragazzina trisomica che conosco bene. Ha problemi cardiaci, sta perdendo l’udito, e, forse la vista. Recentemente i genitori l’hanno presentata al loro vescovo per domandargli di impartirle la Cresima. Già da due anni ha fatto la prima Comunione e la sua pietà ha edificato tutti i membri della parrocchia. Il vescovo, con il quale da quel giorno sono rimasto in contatto, mi ha detto: «Ho visto la ragazzina che lei mi ha mandato. È ammirevole. Ne sa di più della maggior parte dei fedeli delle nostre parrocchie. Le impartirò certamente la Cresima!»
C’è un’altro «argomento a sfavore». Ci viene detto: «Rischiate di influenzarli. I malati e gli handicappati sono dipendenti e sono alla vostra mercé». Queste parole indicano, ancora una volta, che non si conoscono le persone disabili. Molto spesso un giovane paralizzato, un giovane cieco, una giovane sorda riflettono come i giovani validi della loro stessa età e anche di più. E nello stesso modo sono capaci di un ostinato rifiuto o di una riposta positiva. Ciò avviene anche fra i giovani malati o handicappati mentali. Una mamma mi dice del figlio psicotico: «Non vuole più fare la Comunione». Certamente cercherò di conoscere con delicatezza le ragioni di questo rifiuto. Ci sono altri giovani che prima rifiutano, poi, dopo una riflessione, domandano di comunicarsi. Penso ad un adolescente mentalmente disturbato che rifiutò persino di uscire dall’ automobile il giorno che i suoi genitori vennero a portarmelo perché tentassi una catechesi. Ora quando entra nella piccola cappella dove ha ricevuto, felice, la sua prima comunione, risplende per la gioia. Ma bisognava concedergli l’onore di credere a quella parte di libertà che è sua, e bisognava rispettarla.

Alcuni orientamenti pedagogici

Per terminare propongo alcuni orientamenti pedagogici fondamentali:

  • prima di tutto stiamo attenti a presentare bene i sacramenti e ciò che rappresentano. Ognuno di essi merita un rispetto infinito e ci permette di entrare sempre più in profondità nel mistero di Cristo risorto, vincitore della morte e fonte di vita. E ciò avviene anche nella più discreta delle assoluzioni!
  • Soprattutto non presentiamo i sacramenti come una ricompensa. Un sacramento non è in alcun caso il regalo che si ottiene dopo aver modificato un comportamento giudicato indesiderabile o per gli sforzi fatti durante una seduta di fisioterapia…
  • Facciamo sempre attenzione che — salvo in casi di estrema urgenza
  • ci sia sempre una certa preparazione al momento di ricevere un sacramento. Anche con i bambini più gravemente colpiti e costretti a letto io non ho mai mancato di garantire dei contatti preliminari a tutti coloro che stavano per comunicarsi per la prima volta, o essere battezzati o cresimati. Anche se non sapevo quello che il bambino aveva realmente «ricevuto» penso che aveva diritto alla mia attenzione speciale, a una parte del mio tempo e alla mia parola. E chi mi circondava (genitori, educatori, catechisti) pensava lo stesso.
  • Infine stiamo molto attenti a relativizzare l’importanza del «contesto festivo» di un sacramento: ad esempio quello della prima Comunione o della Cresima.

Il Padre Henri Bissonier è senza dubbio un’autorità nel campo della catechesi delle persone con handicap mentale.
Ha scritto molti libri e articoli, ha insegnato in numerose università, ha fondato e diretto Movimenti nazionali e internazionali di persone con handicap.
Ma non ha fatto solo teoria: provato, fin da bambino, nella malattia, a diciannove anni scopre, nei grandi sanatori delle Alpi, l'esclusione sociale e la desolazione spirituale del mondo dei malati.
Fin dalla sua ordinazione nel 1935, impegna tutta la sua vita di sacerdote in una lotta quotidiana per la difesa dei diritti delle persone con handicap, per il riconoscimento della loro dignità, per il loro inserimento nella vita sociale e nella comunità cristiana.
È stato il pioniere in Francia della catechesi delle persone handicappate entrando con tutta la forza della sua speranza e la sensibilità del suo cuore nel mondo triste e chiuso di un ospedale pubblico dove «vivevano» delle giovani e delle ragazze handicappate mentali.

Henri Bissonier

Sacerdote

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.52, 1995

Sommario

Editoriale

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Vedi anche: Speciale Disabili e Catechesi

Sacramenti e disabili ultima modifica: 1995-12-30T16:16:18+00:00 da Henri Bissonier

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