Seguire una persona con handicap quando comincia a invecchiare è spesso faticoso; si creano facilmente tensioni, angosce, paure.
Questi consigli, buttati giù alla rinfusa, vorrebbero portare un po’ di aiuto a chi è vicino a queste persone, o a chi vive con loro affinché possa offrire un buon sostegno senza sfinirsi o crollare.
Vivere in un posto che dà sicurezza
Per chi ha problemi di memoria e di confusione, tutto ciò che è ripetitivo non è monotono ma serve di punto di riferimento. Le attività quotidiane, vissute con regolarità favoriscono la serenità. Bisognerà quindi rispettare l’ordine stabilito nel tempo e nello spazio. Non è il momento di cambiare di posto ai mobili e agli oggetti; ma è altresì necessario eliminare il superfluo, le suppellettili inutili, i tappetini che scivolano sotto i piedi, le lampade traballanti.
Creare un clima di fiducia
Giovanna chiede all’infinito la stessa cosa. Ha dimenticato veramente ciò che ha appena chiesto e la risposta che le è stata data. Questo è angoscioso per lei. Bisogna risponderle di nuovo. Se questo diventa davvero insopportabile, bisognerà trovare una scappatoia, una distrazione; dirle che si ha bisogno del suo aiuto, facile e adatto a lei: mettere in ordine delle buste passandole da una scatola ad un altra più nuova; lucidare bene un oggetto d’argento o di ottone. Questo sarà chiesto con tono caloroso, paziente, tale da infonderle sicurezza. Non trattare mai queste persone come se fossero bambini piccoli; al contrario, incoraggiarle a rendersi utili sfruttando le capacità residue.
Avere una attenzione particolare per la cura del corpo
Far muovere le braccia e le gambe, stirare e massaggiare le dita e le mani. Fare in modo che il letto e le poltrone siano comode, confortevoli. Fare toilette accurate, cambiare spesso i vestiti e la biancheria. Usare creme e acqua di colonia. Tenere in ordine e puliti i capelli…
Mantenere la comunicazione, il dialogo
Ogni spunto è buono: raccontare la conversazione che si è appena avuta al telefono, parlare di una lettera ricevuta, o di un piccolo evento famigliare. Parlare del menu e di come lo si preparerà.
A volte lo scambio è difficile, perché spesso l’interlocutore non parla, ma anche in questo caso non bisogna rinunciare a comunicare. La comunicazione è dialogo anche quando l’altro non risponde: lo sguardo attento e vigile, una canzone particolarmente cara, una filastrocca simpatica, un po’ di umorismo affettuoso; una semplice preghiera, un’invocazione dell’infanzia… sono attenzioni gradite e rassicuranti.
Procurare piacere
Far partecipare alla vita, il più possibile: andare insieme a far la spesa, qualche commissione; una passeggiata in un posto verde; attaccare le foto su un album; mettere i fiori in un vaso.
Un gatto sulle ginocchia può essere un compagno piacevole e gradito. Far sentire la musica che piace, ballare insieme, giocare. Preparare e servire piatti che piacciono.
Saper prendere il giusto riposo
Anna ha saputo guardare in faccia i propri limiti fisici e morali nell’accompagnamento del padre un po’ tiranno. Ha chiesto aiuto agli altri parenti, ad amici e
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Imparare a vivere nell’abbandono
Quando si è fatto tutto il possibile per organizzare e prevedere tutto ciò che serve, resta l’aspetto più difficile: vivere giorno per giorno tenendo presente che «a ogni giorno basta la sua pena».
(da O. et L. n° 101)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.50 - 1995
Sommario
Editoriale
Cinque pani e due pesci di M. Bertolini
Articoli
Depressione - Chi mi libera? di Jean Vanier
Gioco educativo per tutti - Pensiamo le risposte. di Redazione
Per vivere bene con le persone anziane
Sport e musica per crescere di Maria Carla Farioli
Tutte le case-famiglia, gli istituti, i centri esaminati da Ombre e Luci - Indice analitico
Rubriche
Libri
Essere adulti. Essere handicappati, USL S. Lazzaro Ravenna
Diversi da chi? - Normali vite con handicap, M. A. Schiavina
L'arte di costruire giocattoli creativi