Credo profondamente che le luci e le ombre, ovvero quelle difficoltà che sono insite nelle fragilità fisiche, psichiche e interiori, appartengono a tutti noi: bambini, ragazzi, amici, genitori, adulti… chiunque, nessuno escluso!

Quando ero tredicenne, nella mia parrocchia di San Gioacchino ai Prati di Castello a Roma, iniziai a frequentare Fede e Luce. Da subito sperimentai che la conoscenza, la comunicazione e la condivisione delle esperienze e dei vissuti tra ogni persona era possibile e che era una fonte di ricchezza per l’animo umano. Ma è anche attraverso il bollettino ciclostilato in proprio, chiamato Insieme, creato da subito all’interno dell’associazione (1973) che si è iniziato a far conoscere e a diffondere questo stile di vita, rompendo piano piano quelle barriere ritenute allora insormontabili per raggiungere ogni persona e comunicare che l’incontro è possibile sempre, ovunque.

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Ma è qui, in questo stile di vita, che le famiglie hanno potuto scoprire nel loro cammino di vita che oltre alle ombre che si sono abbattute nelle loro vite, una luce c’è, è possibile vederla, che una trasformazione c’è, nel modo interiore di essere, di vivere, di rapportarsi al mondo. Certo è che queste ombre, per chi le ha vissute con sofferenza e consapevolezza in un non facile processo di trasformazione interiore, abbiano intensificato la sensibilità, l’accoglienza e l’ascolto dell’altro. Tutto questo ha aperto anche il cuore di chi si è inizialmente avvicinato, come me, per fare del volontariato che si è invece trasformato presto in un rapporto di profonda amicizia.

Con tutta questa energia a bordo, le ombre non possono fare paura

Questa visione completamente diversa della vita fa entrare nella consapevolezza che nessuno è perfetto, tutti abbiamo le nostre luci e le nostre ombre, ingredienti fondamentali per costruire giorno dopo giorno un’esperienza di accoglienza e di condivisione dove tutti siamo in viaggio e nella stessa barca.
Diveniva allora ancora più chiaro cosa significasse quel simbolo stampato su una spilletta e che rappresentava simbolicamente Fede e Luce: il mare, una barca con delle persone a bordo, le nuvole, il sereno e il sole.

Ho trovato una chiave di lettura ben più ampia dello stare nella stessa barca nel rapporto di reciproco aiuto, dove ognuno ha bisogno del sostegno e dell’attenzione dell’altro, dove tutti noi portiamo ferite e fragilità e dove ognuno ha il suo posto e il pieno rispetto dell’altro; e quelle nuvole, raffigurate in apparente contrasto con il sole, sono l’indicazione che dopo il buio c’è il sereno e che quel sole che illumina tutta la barca e le persone a bordo, non solo riscalda, ma crea altrettante ombre!
Le ombre e le luci, nelle forme più svariate, esistono e sono ben evidenti in ogni essere umano, in ogni persona che sale e prende posto su quella barca… Focalizzare quella attenzione per ciascuno e per me stesso, è stata per me una rivoluzione copernicana! Queste ombre non mi fanno più paura: l’altro così ferito nella mente e nel corpo, anche nel suo silenzio porta luce nel mio essere, aiutandomi a scoprire me stesso, le mie fragilità e piano piano a fare pace con esse.

Una rivista come Ombre e Luci mi ispira una speranza per il nostro mondo, una missione nel riuscire a comprendere l’altro chiunque esso sia, ad amarlo per quello che è; a trovare percorsi di relazioni e, nell’incontro, l’amicizia, il dialogo, il sostegno e la cooperazione nella solidarietà, verso una pace duratura.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168

Copertina di Ombre e Luci n. 168 (2024)

Verso una pace duratura ultima modifica: 2025-02-10T12:05:29+00:00 da Stefano Guarino

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