Per noi ragazze degli anni Settanta, quelle delle gonne a fiori sempre in lotta per i diritti, le manifestazioni per la legalizzazione dell’aborto erano diverse da tutte le altre. Eravamo solo noi, con i compagni per una volta ai margini: chi prendeva la parola testimoniava storie tragiche, taciute, ma comuni a tutte. C’era uno stupore che dava quasi smarrimento nel capire l’universalità di quelle problematiche, ma anche tanti dubbi. Per questo il bel testo di Giulia Galeotti dipana i cambiamenti attraverso il tempo di una questione, l’aborto, che inizialmente era solo faccenda da donne (come gravidanza e parto), ma che poi è diventato un fatto etico-politico e tanto altro. Saranno le ricerche embriologiche di Sei-Settecento e la Rivoluzione francese a far crescere un investimento biopolitico sulle nascite, e quanto le circonda; solo da metà Novecento la donna diventa il termine privilegiato, grazie a due novità: «Il nuovo modo di fare la guerra e il suffragio finalmente universale». Anche la Chiesa, scrive Galeotti, «si avvia forse a compiere un passo importante» con la causa di Dorothy Day, «donna dalla vita avventurosa, scomoda, difficile e di un’attualità sconcertante»; se «verrà davvero canonizzata, si tratterebbe della prima santa a essersi sottoposta a un aborto»: non un cambiamento dottrinale, «ma un riconoscimento importante della complessità femminile». Con lucidità, il libro ripercorre quanto è stato faticosamente fatto e discusso, illustrando evoluzioni e involuzioni, anche del costume. Sempre nella consapevolezza che «come per tutte le cose che chiamano in causa la vita e la morte, anche intorno all’aborto il dibattito è destinato a non sopirsi mai».
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Storia dell’aborto
Autore: Giulia Galeotti
Editore: Il Mulino
Pubblicato: 24 maggio Pagine: 160
Prezzo: 13€
ISBN: 978-8815388681
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168