Tempo fa ci è arrivata in regalo una bottiglia di un buon vino. L’etichetta ci ha incuriosito e il racconto di chi ha contribuito a imbottigliarlo ancor di più.

La storia della fondazione La Comune a Milano comincia con alcuni appartamenti per persone con disabilità voluti per realizzare progetti di vita indipendente, quando si sono rivolte a noi alcune famiglie che già si conoscevano tra loro: volevano che i figli avessero una loro casa in un contesto protetto, una qualità di vita soddisfacente, anche nella relazionalità, ed autodeterminata, come in una comunità classica non sarebbe stato altrettanto possibile fare. Nei tre appartamenti attuali abitano nove persone, dai 30 ai 40 anni, in affitto agevolato. Noi forniamo il supporto educativo verso l’autodeterminazione, non ci occupiamo della gestione della casa che rimane in mano alle persone con disabilità, ovviamente supportate dove ci sia bisogno. I residenti lavorano, riescono a metterci del loro e, grazie ai finanziamenti della legge 112 per la vita indipendente, riusciamo a coprire i costi.

L’idea dell’imbottigliamento è un progetto degli inizi, a cui siamo molto affezionati. Alcune aziende agricole amiche dell’Oltre Po pavese avevano offerto la possibilità di farci imbottigliare il loro vino. Volevamo che i giovani inquilini trovassero una collocazione lavorativa vera e propria, ma il periodo di covid impose altro. Questo progetto rappresentava, in quel frangente, un modo concreto e definito per far comprendere ai nostri ragazzi, fino a quel momento impegnati in attività secondarie un po’ fini a se stesse, cosa volesse dire prendersi la responsabilità di qualcosa. Il vino, le bottiglie, le etichette, i tappi: bisognava occuparsi di tutti i passaggi, fatti da ciascuno, dall’inizio alla fine. Con la soddisfazione di un prodotto finito in mano che compensasse la fatica, bello e che piacesse anche agli altri.

Per ogni bottiglia, inizialmente, un euro andava ai ragazzi. All’aumentare delle quantità lavorate, le bottiglie sono divenute parte di una campagna di raccolta fondi per gli appartamenti, a sostegno dei nostri progetti per la vita indipendente: arriviamo a 500 bottiglie ad ottobre e 500 ad aprile. Nel tempo, inoltre, abbiamo aperto un ramo di impresa nel verde da cui, in seguito, sono nati due negozi di piante e fiori, poi un terreno di coltivazione vivaistica. Ci sono giovani in tirocinio e persone assunte a tutti gli effetti; tre di loro sono tra i residenti degli appartamenti. In questi undici anni di vita, per alcuni il settimo, non abbiamo fatto progetti a termine o sperimentazioni: per ognuno dei residenti si potranno prevedere evoluzioni, nuove riflessioni o necessità, come un appartamento più piccolo, ma nessuno tornerà indietro.

Per questo la relazione con le famiglie è decisiva: a volte capita che, nonostante vogliano un percorso di crescita per i loro figli, per i genitori non sia sempre scontato realizzarlo. Gli scatti di autonomia dei figli possono provocare, a livello inconscio, reazioni di frenata: non si riescono ad accettare sempre le decisioni dei figli come quelle, ad esempio sulla gestione del tempo. «Mio figlio ha il sabato libero, cosa gli faccio fare?». Ma non serve “tenerlo occupato”, lavora nella settimana e il sabato riposa come gli altri. Sono dinamiche usuali e per questo motivo abbiamo avviato il terzo anno di un cammino di supporto psicologico alle famiglie, per lavorare su binari paralleli ed evitare messaggi contrastanti. L’imbottigliamento del vino, allargato alle stesse famiglie, è divenuto un appuntamento fisso in due momenti dell’anno, per il rosso e per il bianco: un’occasione di stare insieme in modo diverso, ognuno con le sue competenze ed esperienze. E gioire insieme dei traguardi raggiunti.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168

Copertina di Ombre e Luci n. 168 (2024)

Quel che l’etichetta racconta ultima modifica: 2025-02-10T12:58:55+00:00 da Valentina Mari

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