Tabakalera è un centro di arte contemporanea di San Sebastián che si trova all’interno di una ex manifattura tabacchi ristrutturata. È la sede dove si tengono le conversazioni del Festival del Cinema di San Sebastián (SSIFF), in cui si affrontano varie questioni che riguardano l’industria del cinema. La conversazione dal titolo Diversità e inclusione dentro e fuori lo schermo è stata l’occasione per riflettere sul tema della corretta rappresentatività delle disabilità nel cinema, e più in generale del contributo delle persone con disabilità alla realizzazione dei film.

A condurre l’incontro è stata Clare Baines, che lavora per il British Film Institute da quando, qualche anno fa, fu creato il ruolo di Disability Equality Lead (responsabile per l’uguaglianza delle persone con disabilità). Anche la prima relatrice, l’attivista Shani Dhanda, è inglese di seconda generazione. Nel suo intervento ha espresso alcuni concetti fondamentali: la disabilità non è una condizione ma un’esperienza che si verifica quando vengono create barriere o ci si trova di fronte a pregiudizi; è opportuno passare da un modello medico (cioè quando si cerca di fornire cure) a un modello sociale (bisogna cambiare invece l’ambiente che crea barriere e disuguaglianze); la disabilità può riguardare chiunque, anche in forma temporanea, perciò ogni cambiamento riguarda tutti; l’equità di trattamento andrebbe sostituita con l’eliminazione di tutto ciò che crea iniquità.

Se l’ideale cui aspirare è un mondo che non crei più disuguaglianze, perché non immaginare un cinema che ne sia uno specchio, anziché limitare la rappresentazione delle disabilità com’è accaduto fino a oggi? Un ottimo modo di farlo è coinvolgere le persone con disabilità nell’industria del cinema. Durante il suo intervento il secondo relatore, il regista e produttore Justin Edgar, ha mostrato i dietro le quinte di alcuni dei film da lui prodotti.

Per aumentare la credibilità delle storie, è opportuno coinvolgere chi ha esperienza diretta della disabilità anche nel lavoro dietro la macchina da presa, anche quando ciò aumenta i costi di produzione: nel Regno Unito ci sono finanziamenti appositi, perché si è capito che una più autentica rappresentatività nei prodotti audiovisivi è impossibile senza un maggiore coinvolgimento degli interessati. Edgar ha riconosciuto che oggi non sarebbe più accettabile che un attore senza disabilità interpreti una persona fragile, come accadde nel 2010 in un suo film, dove Andy Serkis recitava nel ruolo del cantante con disabilità Ian Dury.

Su questi stessi temi, è interessante dire qualcosa sui film provocatori del giovane regista argentino Federico Luis presentati a San Sebastián. Quando era un assistente in una scuola di recitazione per persone con disabilità, conobbe l’aspirante attore Pehuén Pedre e ne divenne amico (anche durante il festival, li abbiamo visti spesso assieme). Nel cortometraggio Cómo ser Pehuén Pedre, scritto da entrambi, Pedre ha provato a insegnare a due attori come imitarlo. Si nota un efficace ribaltamento: non attori che imitano la disabilità altrui attraverso l’osservazione, ma una persona che spiega la sua disabilità e come riprodurla.

Partendo da questo spunto, Luis ha diretto il suo primo lungometraggio Simón de la montaña il cui protagonista è uno dei due attori del corto, Lorenzo Ferro. Qui interpreta Simón, un ragazzo che chiede lezioni a Pehuén per ottenere un certificato di disabilità. Perché Simón si comporti così, non è chiaro: l’immersione totale nel ruolo, però, lo fa accettare dai ragazzi con disabilità che aveva iniziato a frequentare e sanno la verità. Grazie a lui, osserviamo dall’interno le loro vite di adolescenti e capiamo quanto siano assolutamente comuni, e quanto lo siano le loro famiglie. Simón abbatte le barriere con il suo comportamento: è una provocazione di alto livello concettuale sulla corretta rappresentazione cinematografica delle disabilità.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168

Copertina di Ombre e Luci n. 168 (2024)

Per una giusta rappresentazione ultima modifica: 2025-02-10T13:52:56+00:00 da Claudio Cinus

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