«Sarebbe possibile realizzare la legge Basaglia oggi?», si domanda, un po’ sconsolata, Giulia Galeotti durante la presentazione del libro sulla nuova vita degli ex manicomi italiani, da lei curato: L’impossibile diventa possibile (Castelvecchi 2024) è il titolo che riprende una frase di Franco Basaglia alla cui rivoluzione il testo è dedicato. Anche la vivace platea intervenuta scuote la testa… I tempi che stiamo vivendo – riflette Galeotti – sembrano ripensare traguardi che pensavamo di poter dare per scontati per i nostri figli: ci dobbiamo piuttosto preparare e reagire a vere e proprie marce indietro. Come quella denunciata quello stesso giorno da Massimo Gramellini nel suo Caffè quotidiano sul Corriere della Sera, in cui commentava quanto accadeva in Argentina, con il presidente Milei che impone il ritorno di termini come idiota, ritardato, imbecille per descrivere il grado di disabilità cognitiva.

Giulia Galeotti presenta il suo libro “L’impossibile diventa possibile” alla Biblioteca Comunale Franco Basaglia di Roma
«Parole che ledono la dignità delle persone», sottolinea anche Dorota Swat, traduttrice e moderatrice della presentazione del libro, svoltasi presso la Biblioteca Comunale Franco Basaglia di Roma, nel quartiere Primavalle. È una delle biblioteche della rete comunale, «patrimonio della comunità» per quanto, sottolinea Galeotti, conservano di prezioso e spesso non più rintracciabile. Una biblioteca di quelle che illuminano le periferie della capitale con sale accoglienti, luoghi di incontro e di studio e confronto, da non smettere di frequentare e sostenere.
Siamo in una parte non molto nota di Roma: territorio vaticano ceduto a privati alla fine del XIX secolo, vide il suo sviluppo urbanistico popolare con le borgate fasciste, abitazioni per gli sfollati del centro storico rimasti senza casa per il nuovo assetto stradale intorno a San Pietro intorno agli anni Trenta del Novecento. Un’impronta di razionalismo ricorda molto in piccolo quella dell’Eur: l’arteria principale di via Federico Borromeo percorre diritta il ciglio del colle unendo due piazze parzialmente porticate su cui affacciano due chiese. Sui fianchi, verso la città e verso la periferia, le costruzioni hanno avuto invece uno sviluppo decisamente meno ordinato. Segno di un impegno pubblico che interruppe i piani di collegamento viario programmati con l’allora centro della città. Vi è stato un periodo in cui la cittadinanza arrivò a organizzarsi con i cosiddetti scioperi al contrario per completare alcune strade indispensabili. Il quartiere ha quindi interessanti peculiarità architettoniche ed è divenuto sfondo per film neorealisti e più moderni; oggi accoglie alcune opere di street art suggestive, come la Wonder Woman di Solo o la Ingrid Bergman di Diavù. Un contesto quindi perfetto per la presentazione di un libro come questo, non solo per il nome della biblioteca, ma anche per la fragilità e la forza che emerge da quel territorio.

Solo, Wonder Mom (2016)
La biblioteca Basaglia non rimane troppo lontana neanche da uno degli ex istituti psichiatrici descritti nel saggio, Santa Maria della Pietà, città manicomiale della Capitale fino al 1999. Il libro scorre le sue pagine in un itinerario che attraversa l’Italia e fermandosi, oltre che a Roma, ad Aversa e Venezia, Trieste e Firenze… ma anche Cremona, Potenza, Napoli, Palermo, Lucca, Ferrara e Torino. Città che vedono la presenza tra le loro strade di ex ospedali psichiatrici già mura di confinamento per allontanare dallo sguardo dei sani i sofferenti mentali. Impossibili luoghi di cura, una volta svuotati, quegli edifici dall’innegabile carattere storico e spesso anche architettonico hanno dato spazio a nuova vita tra rose e ombrelli, imprese teatrali e artigianali, servizi di sanità pubblica e facoltà universitarie, musei e orti sociali.
Il saggio raccoglie una serie di articoli dell’inserto Quattro Pagine dell’Osservatore Romano, e ha in copertina l’immagine della scultura dell’artista italo-portoricana Borinquen Gallo a ricordare come quel che è uno scarto possa acquistare un nuovo valore se osservato con sguardo giusto e creativo. E queste sono pagine che raccontano proprio la possibilità di creare vita «là dove prima c’era chiusura, deprivazione e morte», scrive don Virginio Colmegna nell’introduzione. Esperienze che vanno segnalate perché «creano un bene non relegato a una questione individuale», nella consapevolezza che, quando «attorno a ogni persona si costruisce un villaggio, relazioni, contesti di prossimità in cui ci si fa carico delle difficoltà, sofferenze e solitudini dell’altro con un senso di responsabilità condivisa e di solidarietà inclusiva» siamo davvero tutti ad averne giovamento.
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Nel testo, quanto di rivoluzionario Basaglia abbia fin qui suscitato lo scopriamo anche attraverso diverse prospettive di letteratura, pittura, cinema: punti di vista culturali, sottolinea sempre Colmegna, unici «in grado di contrastare la regressione politica e morale che reclama nuove forme contenitive e repressive nei confronti di ciò che è diverso, deviante e dissenziente». Nuove derive nutrite anche dal mancato sviluppo della legge 180, come ricorda Galeotti nel capitolo Memoria e futuro: se infatti a esser realizzata è stata la parte della legge che smantellava l’istituzione manicomiale per una vera cura del malato mentale, la parte costruttiva di essa, che avrebbe dovuto seguire e completare la prima e affidata alle Regioni e ai territori («eppure il tempo non sarebbe mancato…» ha soggiunto nel dibattito l’autrice) è stata davvero mancante e deludente.
Il viaggio corale narrato a più voci– espressione efficace della necessità di differenti sguardi – ci porta quindi attraverso tentativi più o meno compiuti di quelle comunità terapeutiche, ricordate da Giovanni Cerro, da cui Basaglia prese ispirazione per la sua rivoluzione e che aveva in mente sostituissero l’istituzione come luoghi nei quali «il principio di libertà» scalzasse «l’autorità dei manicomi».
Le ultime pagine del libro dilatano lo spazio e il tempo: dalla Trieste di quegli anni descritta da Nicla Bettazzi, al Brasile – raccontato da Alicia Lopes Araújo – che ha conosciuto lo psichiatra durante alcune importanti conferenze nel 1979 che rappresentarono «momento cruciale» per la psichiatria brasiliana e quella internazionale. Per finire con don Sergio Massironi che entra tra le righe di un brano evangelico nella sua eterna attualità, per dar luce a una coscienza di comunità che affronti senza paura la complessità del problema affinché decida di agire – insieme – contro quel male che rappresenta la divisione nella persona e nella comunità.
Un bene trovare tutto questo fissato qui, a memoria di ciò che umanamente può diventare possibile.

L’impossibile diventa possibile – La nuova vita degli ex manicomi italiani
Autore: Giulia Galeotti
Editore: Castelvecchi
Pubblicato: Pagine: 178
Prezzo: 19€
ISBN: 979-12-5614-165-4
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.169