Cari lettori, una settimana prima di S. Lucia sono stata a trovare mia sorella Sara a casa sua. Sono andata perché volevo vedere come si trovava nella casa che gli ha assegnato il S. Alessio, un centro fatto apposta per non vedenti: un centro che aiuta la persona a essere più autonoma nella vita.
È stato bello perché abbiamo passato un po’ di tempo insieme andando in giro per negozi a fare shopping e anche una passeggiata. Sì, perché la Tuscolana non è come Dragoncello. Mi spiego meglio: la Tuscolana è una zona che offre più accessibilità per le persone con disabilità non solo per quanto riguarda i negozi ma anche proprio per il fatto che c’è una parte pedonale per fare delle passeggiate.
Nulla di tutto ciò si può paragonare a Dragoncello visto che nella mia zona ci sono solo 4 o 5 negozi e una chiesa che sono difficili da raggiungere per chi non ha la macchina, ancor di più per chi sta in sedia a rotelle come me. Per non parlare che non c’è modo di fare una passeggiata in autonomia.
Con il passare degli anni guardando la mia bella Roma mi rendo conto che qui ci sono cittadini di serie A e di serie B. Purtroppo non solo le famiglie che hanno ragazzi con disabilità devono lottare per far sì che le persone come me si inseriscano nell’ambiente sociale, per fargli fare amicizia per non farli sentire soli. Oltre questo devono anche fare i conti con i luoghi dimenticati delle periferie della città. Lo dico con certezza: ci sono cittadini di serie A, che sono le persone che stanno a Roma e poi ci sono quelli di serie B, cioè le persone che vivono in periferia. E questa cosa dà molto fastidio. Vedere che la bella Roma è diversa solo perché i municipi tra loro non aiutano per far sì che questa frattura si rimargini. Vi posso garantire che è proprio così. Ho visto con gli occhi miei la differenza in quella settimana passata con mia sorella Sara.
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