Ma poi per fortuna vince la forza di volontà e la voglia di passare un po’ di tempo con amici che accolgono, comprendono e condividono. E loro sanno che arrivo sempre stanca, perciò trovo subito delle mani aperte pronte ad aiutarmi. Ma anche quando facciamo gite giornaliere, da soli in montagna, ne vale la pena partire, ma di questo parlerò un’altra volta.
In qualche parte c’è scritto che noi fratelli e sorelle di persone con disabilità siamo angeli invisibili per le nostre famiglie. Si siamo preziosi sia per i genitori, sia per la persona con disabilità. Cresciuti spesso in un contesto di responsabilità, fragilità, sacrificio, cura, come anche può essere di ribellione, di rifiuto, di gelosia.
Angeli invisibili: voglio usare spesso questa definizione.
Ritornando all’argomento iniziale: vacanze… Penso alla mia storia, alla mia famiglia. Fino agli anni novanta non si pensava certo alle vacanze, o ferie: si lavorava sempre, si viveva del proprio lavoro, eravamo una famiglia povera con pochissime risorse. Poi andare in vacanza con bambini in carrozzina era impossibile, sia per il trasporto, sia per la praticità, sia per la struttura da trovare, che non conoscevamo. Ma anche perché vivevamo nella chiusura totale. I miei fratelli non erano mai usciti di casa, se non per visite o terapie, e solo questo trovava moltissime difficoltà. Nel 1989 ho terminato gli studi di educatore professionale; questo corso mi ha aperto un mondo. Poi l’approccio lavorativo, la mia voglia di conoscere, curiosare con molta timidezza nelle cose pratiche, mi ha portato ad andare oltre.
Nel 1991 mi sono travata casualmente davanti ad una grande struttura, Villa Gregoriana ad Auronzo di Cadore. Mi è sembrata la soluzione ideale per poter portare in vacanza i miei fratelli. A ripensarci mi chiedo come ho fatto!
Dopo aver chiesto alla struttura di poter fare una prova di soggiorno breve, mi sono presentata decisa con i miei genitori: “parto vado in montagna con Giorgio e Cristina”. Loro increduli o forse sconvolti! Ho preparato tutto, ho cercato qualcosa che potesse sembrare delle valigie e ho buttato dentro un po’ di roba. Avevamo ancora le carrozzine rigide, si dovevano smontare a pezzi, poco pratiche per il trasporto.
Decisa nella mia impresa mi metto in movimento, con dentro anche tanti punti di domanda: ce la faremo? Riuscirò? E per loro come andrà?
So che, vedendo la mia determinazione, mio papà era molto preoccupato e ha detto a mia mamma: ”meglio che vai anche tu perché quella è matta!”. Ma io ero decisa ad andare anche da sola.
E così, dopo aver messo la bagagliera nella mia Uno sting a 3 porte, aver caricato borsoni, smontato carrozzine e poste sul tetto della macchina, presi in braccio Giorgio e Cristina per posizionarli nei sedili posteriori, e salita la mamma con preoccupazione, partiamo per una nuova avventura. Il papà ci guarda con molta serietà, e qualche lacrima segna il suo volto.
Quella prima vacanza fuori casa è stata l’inizio di una nuova vita alla ricerca di nuovi incontri, relazioni, stimoli per i miei fratelli, e perché no anche per i genitori. Credo di poter dire di essere stata in quel 1991 un angelo invisibile, e aver portato una novità di vita. È stato l’inizio che ha sconvolto la famiglia. E voi quante volte siete stati angeli invisibili per i vostri fratelli o sorelle con disabilità, e per i vostri genitori?
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